Nuovo decreto, presidente Gimbe: «Troppi malati gravi per riaprire, dalla prossima settimana in arrivo un picco»

Nuovo decreto, presidente Gimbe: «Troppi malati gravi per riaprire, dalla prossima settimana in arrivo un picco»
di Mauro Evangelisti
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Martedì 16 Marzo 2021, 06:33 - Ultimo aggiornamento: 16:05

«Le chiusure saranno necessarie quanto meno fino a Pasqua. Ma ancora non sappiamo quando, successivamente, si potrà riaprire. Rispetto alla seconda ondata, in questa fase abbiamo un problema: siamo ripartiti da livelli di contagio e di ricoveri molto più alti».
Nino Cartabellotta è il presidente della Fondazione Gimbe che, da inizio pandemia, segue costantemente l'andamento dei numeri della pandemia. Nel giorno in cui la campagna vaccinale ha ricevuto un duro colpo, con la frenata violenta causata dalla sospensione dell'utilizzo del vaccino di AstraZeneca che allontana l'uscita dal tunnel, l'Italia conta altri 354 decessi per Covid, registra un incremento dei nuovi casi positivi rispetto al lunedì della settimana precedente di poco meno il 10 per cento, ma soprattutto vede altre 243 persone entrare in terapia intensiva, dove ci sono ormai 3.157 posti letto occupati.

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Cosa sta succedendo?
«La crescita dei nuovi casi settimanali è molto sostenuta, anche se non è esponenziale come invece era successo durante alcune fasi della seconda ondata.

Inoltre, è molto diversificata territorialmente, varia da un'area all'altra del Paese. Sicuramente ha numeri molto alti nel Nord Ovest dell'Italia, al Sud i casi crescono in maniera completamente differente. Ma il problema vero è l'incremento dei ricoveri, quello è preoccupante».


Cosa dicono i numeri?
«Più che la tendenza della curva, dobbiamo tenere sotto osservazione gli ospedali e le terapie intensive, noi siamo ripartiti con numeri molto alti. Mi spiego: quando in questa terza ondata la curva ha cominciato a risalire avevamo già oltre 182mila casi attualmente positivi, 17.700 ricoverati con sintomi e 2.043 in terapia intensiva».


In autunno il quadro era diverso?
«Quando iniziò la salita dei casi, ripartimmo da poche centinaia di pazienti in terapia intensiva. Più nel dettaglio: nei primi giorni di ottobre in ospedale avevamo appena 3.000 ricoverati per Covid in area medica e 250 in rianimazione. Oggi, nel giro di poche settimane, siamo passati da 2.000 pazienti Covid in terapia intensiva a oltre 3.000. Tecnicamente abbiamo avuto un innesto della terza ondata quando la seconda aveva solo cominciato a scendere».


Quando raggiungeremo il picco?
«Difficile dirlo per due ragioni. Prima ragione: molto dipende dalla circolazione delle varianti che non è omogenea in tutta Italia. Seconda ragione: i dati regionali sono molto differenti. Oggi ci troviamo con un 33 per cento di tasso di saturazione degli ospedali su base nazionale, ma in Valle d'Aosta è al 10, in Umbria al 58. Il virus non sta avendo lo stesso impatto in tutte le regioni. Ancora: nelle Marche il 59 per cento dei posti in area medica sono occupati, il 51 in terapia intensiva; in Emilia-Romagna 51 e 47; la Lombardia è al 49 sia in area medica sia in terapia intensiva. In sintesi: l'impatto nelle varie regioni è molto differenziato».


E per le terapie intensive quale sarà il numero massimo di posti occupati da pazienti Covid?
«Abbiamo due modelli che ci aiutano a fare previsioni, ma non danno risultati univoci. Il primo prevede che arriveremo a 3.500-3.600 ricoveri in terapia intensiva attorno al 24 marzo, la prossima settimana. Un'altra simulazione prevede sempre quel numero attorno al 24 marzo, ma la crescita potrebbe proseguire successivamente».


Quando vedremo gli effetti delle nuove zone rosse?
«Tra 10-15 giorni. Attenzione, però, andiamo a guardare la media degli ingressi in terapia intensiva: tre settimane fa eravamo a 140 al giorno, oggi purtroppo siamo già a 250».


Supereremo quota 30.000 nuovi casi giornalieri?
«Non è così importante il singolo dato. Ciò che conta davvero è un altro elemento: ormai c'è una costante, ogni 100 pazienti attualmente positivi 5 finiscono in ospedale, lo 0,5 per cento in terapia intensiva. Vale per la seconda e per la terza ondata».


Quando potremo uscire dalle zone rosse?
«Difficile dirlo, però sicuramente impossibile pensare di riaprire prima di Pasqua. Non sappiamo ancora quanto salirà la curva e quanto saranno efficaci le restrizioni».

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