Vacanze, zero controlli su chi rientra dai Paesi ad alto contagio. Ma severi per gli italiani che partono

Vacanze, zero controlli su chi rientra dai Paesi ad alto contagio: assenti per gli stranieri in arrivo, severi per gli italiani che partono
Vacanze, zero controlli su chi rientra dai Paesi ad alto contagio: assenti per gli stranieri in arrivo, severi per gli italiani che partono
di Francesco Malfetano
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Martedì 20 Luglio 2021, 00:03 - Ultimo aggiornamento: 23:11

Sabato 17 luglio. Volo Schipol-Fiumicino. Da Amsterdam a Roma a bordo di un aereo di una compagnia spagnola. Un’ora di ritardo per poco più di 2 ore di tratta e, soprattutto, nessun controllo. Né della temperatura, né del Plf (il Passenger locator form, un documento che serve alle autorità sanitarie per il tracciamento), né tanto meno del Green Pass. Il tutto nonostante si arrivasse in Italia da uno dei Paesi che non solo è già identificato come “rosso” dall’Ecdc, l’Agenzia europea per il controllo delle malattie, ma che ha anche un’incidenza pari a 59 casi ogni 100mila abitanti (contro i 19 italiani). A denunciarlo uno dei passeggeri, Giorgio, poco più di 60 anni, e tanta indignazione.

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Ma le testimonianze sono tante e coinvolgono più o meno tutte le compagnie aeree e tutti gli aeroporti della Penisola. In pratica i controlli sul Green Pass non si fanno, o comunque sono pochi. Ad esempio, situazione identica è quella in cui è incappata Paola, bresciana che il 10 luglio scorso è andata in vacanza a Maiorca, in Spagna, partendo dall’aeroporto di Malpensa, a Milano, per poi fare il percorso inverso una settimana più tardi, il 17. Bene, zero controlli stavolta sia all’andata che al ritorno. «Potrei avere il Covid e girarmene tranquilla per l’Europa senza che nessuno se ne accorga» denuncia.

Segnalano invece una situazione differente gli italiani che volano verso la Grecia. Ieri a Malpensa ad esempio le verifiche sono state scrupolose al punto che, complice il fatto che diversi passeggeri non avevano il Plf, si sono formate lunghe code. «All’andata mille controlli, documenti e vaccini» spiega Vittorio, trentenne appena tornato in Italia da Mykonos «per rientrare a Roma: zero». Il dubbio quindi, è che a prendere sotto gamba la misura siano principalmente gli operatori che volano verso l’Italia. Tant’è che dando un’occhiata ai social la situazione è simile anche a Treviso, a Catania, a Torino. In pratica ovunque. 

 

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Le Regioni

Non è quindi un caso se le Regioni, ormai consapevoli che il Green Pass senza controlli serve decisamente a poco, stanno iniziando a muoversi in autonomia. Ieri ad esempio ha firmato un’ordinanza sul tema il governatore veneto Luca Zaia, stabilendo come obbligatorio il tampone all’arrivo per coloro che atterrano negli aeroporti della regione provenendo dai Paesi per i quali l’Ecdc segnala delle criticità. Come i Paesi Bassi e la Spagna appunto. Il Veneto però è in buona compagnia. L’Abruzzo ad esempio, impone il test per chi arriva da Malta, Spagna e Regno Unito e ha già scoperto un buon numero di positivi sia sulla tratta Pescara-Girona che Pescara-La Valletta. Risultato? Tutti i passeggeri dei voli in quarantena, quasi 150 persone. Sono intervenuti anche Nello Musumeci in Sicilia e Christian Solinas in Sardegna. Con un piccolo dettaglio però. Nonostante gli annunci dei giorni scorsi, secondo quanto si apprende, in Sardegna il provvedimento non è ancora stato adottato perché si attende la cabina di regia del Governo che, tra oggi e domani, si riunirà per definire i nuovi parametri per i cambi di fascia di rischio delle Regioni e quelli di applicazione del Green Pass. 

 

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Non solo. Non escludono di intervenire anche l’emiliano Stefano Bonaccini e il piemontese Alberto Cirio che preferirebbero una normativa nazionale. Al contrario, non intendono farlo il Lazio, la Lombardia e il Friuli Venezia Giulia. Ancora una volta quindi, le posizioni sono discordanti e i governatori vanno per conto loro. Tanto varrebbe quindi, definire una posizione univoca in materia. Dal canto suo il ministero della Salute fa sapere che «c’è il Green Pass dal 1 luglio e va applicato - spiegano - inoltre c’è già una normativa nazionale con elenchi differenziati in base al rischio dei Paesi. È possibile che nel prossimo decreto ci saranno delle novità» aggiungono. Nell’attesa, vaccinarsi o sottoporsi al tampone è comunque sempre la scelta giusta. 
 

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