Vaccino, la minaccia dei magistrati: «Vaccinate noi o fermiamo le udienze»

Vaccino, la minaccia dei magistrati: «Vaccinate noi o fermiamo le udienze»
di Michela Allegri e Diodato Pirone
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Lunedì 29 Marzo 2021, 06:21 - Ultimo aggiornamento: 12:20

L'invito è chiaro e in tempi di pandemia, con la macchina della Giustizia che fatica a riprendere il ritmo, può essere dannoso: ai dirigenti degli uffici giudiziari viene chiesto di «adottare, a tutela della salute, energiche misure organizzative al fine di rallentare immediatamente tutte le attività dei rispettivi uffici, senza escludere, nei casi più estremi, anche la sospensione dell'attività giudiziaria non urgente». L'appello è della Giunta dell'Anm. Una presa di posizione contro la decisione del Governo di procedere alla campagna vaccinale seguendo il criterio dell'età anagrafica. La linea del premier Mario Draghi, in realtà, vede d'accordo anche il ministero della Giustizia: è considerata necessaria per evitare la competizione tra categorie e per garantire il rispetto del principio di uguaglianza. D'altronde, fanno sapere da via Arenula, gli stessi rappresentanti più alti delle istituzioni, come il presidente Sergio Mattarella e il premier Mario Draghi, hanno ribadito con forza che ci si deve immunizzare in base alla classe di età e non al servizio essenziale svolto.

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LA RICHIESTA
Invece ora il sindacato delle toghe punta i piedi e chiede che venga riconosciuto il diritto dei magistrati e dei dipendenti della Giustizia di ricevere il farmaco immunizzante con urgenza, con buona pace dei cassieri dei supermercati - solo per fare un esempio - che ogni giorno, fin dal primo lockdown, sono a contatto con il pubblico e svolgono un servizio di pubblica necessità.

Durante il recente incontro tra la ministra Marta Cartabia e i vertici dell'Anm, la Guardasigilli aveva fatto proprio questo esempio.


LA NOTA
La nota dell'Anm è stata diffusa ieri pomeriggio. L'invito a rallentare la macchina della Giustizia in segno di protesta viene fatto «ove dovessero inspiegabilmente mancare interventi normativi», si legge nel documento. E ancora: «Il governo considera il servizio giustizia con carattere di minore priorità rispetto ad altri servizi essenziali già sottoposti a vaccinazione». L'Anm è polemica anche per il fatto che la disciplina emergenziale «non risulta neppure prorogata benché ne sia prossima la scadenza». In realtà, sottolineano ancora dal ministero, la proroga della legislazione di emergenza vigente per gli uffici giudiziari fino al 31 luglio verrà discussa martedì in Cdm: il tema è inserito nel decreto Covid.
La ministra Cartabia, pur riconoscendo il ruolo di primo piano svolto nel Paese dai dipendenti del settore Giustizia, non sembra disposta a cedere: dal ministero richiamano e ricordano quanto era emerso dal colloquio tra i vertici Anm e la Guardasigilli. Già in quell'occasione era stata sottolineata la necessità di seguire una linea univoca, privilegiando le categorie fragili, senza creare scontri tra categorie e senza correre il rischio di favoritismi. Dal punto di vista della campagna vaccinale, però, molte Regioni hanno deciso di viaggiare per conto loro.

 


LE CATEGORIE
La richiesta che arriva dalla magistratura è solo l'ultima di una serie di prese di posizione sul fronte della pandemia che vedono protagoniste le diverse categorie. Alcuni ordini regionali degli avvocati, in particolare quelli della Sicilia e della Toscana, hanno chiesto - e ottenuto - di essere inseriti fra le categorie da vaccinare prioritariamente, al pari degli ultraottantenni, dei docenti e dei membri delle forze dell'ordine delle forze armate. Il caso degli avvocati toscani e siciliani ha suscitato molto scalpore intanto perché la Toscana, mentre ha vaccinato 7.000 avvocati, è rimasta indietro sul fronte degli anziani, ma anche perché l'Ordine Nazionale degli avvocati ha fatto notare al ministero della Giustizia l'assurdità anticostituzionale di diritti acquisiti dai membri della categoria solo in alcune Regioni e non a livello nazionale.


LE POLEMICHE
Sempre sul ruolo delle varie categorie vanno registrate le polemiche in Lombardia, dove sono incomprensibilmente iniziate le vaccinazioni dei professori universitari, prima di procedere con quelle dei docenti dei licei e dei maestri elementari. Mentre in Sicilia alcuni consiglieri regionali hanno chiesto di essere vaccinati in via prioritaria. Un'ipotesi che aveva spinto i sindacati dei commessi dei supermercati a far presente che anche nei negozi il contatto con possibili contagiati è altissimo.
E infine c'è un altro tema che sta emergendo sulla distribuzione dei vaccini. Paradossalmente la categoria dei settantenni, cioè degli italiani fra 70 e 79 anni, è stata penalizzata. Ad oggi risultano vaccinati solo 435.287 settantenni (su circa 10 milioni) contro oltre 2,3 milioni di ultra-ottantenni, ma soprattutto contro 396.193 italiani fra i 20 e i 29 anni. In proporzione il caso più clamoroso è quello dell'Umbria dove rispetto a 4.666 ventenni cui è stata somministrata almeno la prima dose si contrappongono appena 1.715 settantenni. Sul piano delle dimensioni lo squilibrio è forte in Lombardia con 38.302 vaccinazioni di ultra-settantenni contrapposte a 75.699 inoculazioni per ventenni.

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