Torino, guardia giurata uccide la moglie in casa a colpi di pistola. ​Si stavano separando

Torino, guardia giurata uccide la moglie in casa a colpi di pistola. Si stavano separando
Torino, guardia giurata uccide la moglie in casa a colpi di pistola. ​Si stavano separando
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Venerdì 7 Maggio 2021, 15:24 - Ultimo aggiornamento: 20:33

L'ha aspettata sul pianerottolo di casa e, quando l'ha vista uscire dall'ascensore con le borse della spesa, le ha sparato. Otto colpi di pistola senza neanche dire una parola. Femminicidio, l'ennesimo dall'inizio dell'anno, in un condominio di Torino: la vittima è Angela Dargenio, 48 anni, uccisa dall'ex marito, Massimiliano Biancoguardia giurata 50enne da alcuni mesi in cassa integrazione. Separati da dicembre, vivevano nello stesso edificio di corso Novara, alla periferia nord-ovest del capoluogo piemontese. «Così sto vicino ai ragazzi», aveva detto all'ex moglie.

Nessuno, tra parenti e amici, immaginava che tra i coniugi, due figli di 17 e 25 anni, potessi finire così. «È un fulmine a ciel sereno, una tegola caduta dal cielo», sostiene Niccolò, il compagno della figlia più grande della coppia, Eleonora, che arrivata nel palazzo della tragedia, dove vive anche lei con un figlio piccolo, ha avuto un malore ed è stata portata in ospedale.

Dopo aver sparato alla madre dei suoi figli, Massimo Bianco è tornato nel suo appartamento, dove ha aspettato l'arrivo dalla polizia, chiamata dai vicini che hanno sentito gli spari.

Le indagini sono coordinate dal pm Francesca Traverso, ma al momento gli inquirenti non si sbilanciano sul movente, anche se qualche conoscente della coppia sostiene che l'uomo non avesse superato la separazione. «Era visibilmente scosso», si limitano ad aggiungere gli inquirenti, mentre un vicino descrive la vittima come «una persona solare e sempre sorridente». «Angela era una grande lavoratrice, non si fermava mai. Neanche il sabato e domenica - la ricorda una amica che ha un salone di acconciatura poco lontano - Viveva per i figli e per il nipotino, che le era così affezionato da chiamarla qualche volta 'mamma'. Con Massimiliano c'erano state delle discussioni, ma come in ogni coppia che si separa. Mi aveva detto che non le dava più soldi per il figlio minorenne, ma lei sapeva che era in cassa integrazione e non ne aveva fatto una questione. Anche perché voleva finalmente essere indipendente».

L'amica è l'ultima persona ad aver visto viva Angela: «Era appena tornata da fare la spesa, mi ha salutato con il suo bellissimo sorriso prima di entrare nel portone di casa», è l'immagine della vittima, che due giorni fa su Facebook scriveva «eliminare le persone nocive dalla propria vita non significa odiarle: significa avere rispetto per se stessi». Con la morte di Angela, salgono a 38 le donne uccise nei primi quattro mesi dell'anno, quasi tutte ammazzate da mariti ed ex, compagni e fidanzati, famigliari e conoscenti. La media è di due delitti a settimana, una escalation che la pandemia e i lockdown hanno rallentato senza però riuscire a fermare. E il Piemonte, con cinque vittime, è tra le regioni in cui nel 2021 si è registrato il maggio numero di femminicidi. «Intendo presentare una iniziativa legislativa che renda strutturale la necessità che il nostro Paese si doti di un piano strategico triennale di contrasto alla violenza maschile contro le donne - ha annunciato oggi non a caso la ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti - in modo strutturale e che conseguentemente assegni un finanziamento adeguato di risorse da erogare alla Rete dei Centri antiviolenza e a tutte le realtà che agiscono nella promozione fattiva del contrasto».

 

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