Smart working fino a quando? Statali verso il rientro "subito": i privati invece aspettano il 2022

Smart working fino a quando? Statali verso il rientro "subito": i privati invece aspettano il 2022
di Francesco Malfetano
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Sabato 4 Settembre 2021, 09:56 - Ultimo aggiornamento: 10:31

Dopo il rientro a scuola in presenza per tutti gli studenti italiani, tra non molto sarà il turno dei lavoratori. Salvo nuove impennate della curva epidemica infatti, presto lo smart working tornerà ad essere un'eccezione per gli uffici italiani e non più la regola. I primi indiziati al rientro sono senza dubbio i dipendenti statali. Per loro la deadline è fissata al 1° gennaio 2022 ma potrebbe essere anticipata già a fine settembre. A chiarire l'intezione di bruciare le tappe è stato, in diverse interviste, il ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione Renato Brunetta. Del resto, il Decreto Riaperture che ha prorogato l'impiego massivo della lavoro agile nella Pa con norme semplificate risale ormai ad aprile, cioè a quando la campagna vaccinale contro il Covid era appena iniziata. Sei mesi dopo però, con l'obiettivo dell'80 per cento della popolazione vaccinabile immunizzata alla portata entro fine settembre, sembrerebbero esserci basi solide per mettere fine all'esperienza dello smart working, magari con l'estensione del Green pass a tutti i lavoratori (bisogna solo decidere «quando» e «come», non «se» come ha chiarito il premier Mario Draghi in conferenza stampa giovedì. 

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I PRIVATI
Discorso un po' diverso per quanto riguarda i privati. Le aziende possono infatti beneficiare della possibilità dello smart working semplificato fino a quando in Italia è in vigore lo stato di emergenza. Per cui, con l'ultima proroga arrivata a luglio, fino al 31 dicembre 2021. A dispetto delle volte precedenti (l'imposizione dello status risale a febbraio 2020) stavolta però, allo stato attuale delle norme, non sarebbe possibile rinnovarlo perché ha raggiunto il limite massimo di 24 mesi. In pratica, dalla fine dell'anno decadono i presupposti giuridici che hanno consentito alle aziende di disporre del lavoro agile senza negoziare con i propri dipendenti o le associazioni sindacali di categoria degli accordi specifici che normassero a pieno lo svolgimento del lavoro da casa. Chiaramente la negoziazione è possibile anzi, per non disperdere gli aspetti positivi dell'esperienza, è auspicabile.

Tant'è che diversi colossi italiani, da Bnl a Vodafone, da Telecom a Enel e Acea, stanno lavorando in tal senso per tutte quelle figure professionali considerate remotizzabili. Magari per mantenere la turnazione al 50-60 per cento dei dipendenti in presenza. 

LA PROROGA
Ovviamente il tutto è legato in maniera dissolubile all'andamento della situazione pandemica. Bisognerà in pratica valutare in che modo l'autunno, che di per sé sancisce una maggiore circolazione dei virus, e la ripresa delle scuole avranno un impatto sulla curva dei contagi e su quella delle ospedalizzazioni. Nel peggiore degli scenari epidemici infatti, con la protezione dei vaccini in calo e la necessità della terza dose, ci si troverebbe davanti ad una situazione inedita e quindi l'orizzonte del 31 dicembre 2021 potrebbe tornare in discussione

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