Reddito di cittadinanza ai boss, la Finanza sequestra oltre un milione di euro

Reddito di cittadinanza ai boss, la Finanza sequestra oltre un milione di euro
Reddito di cittadinanza ai boss, la Finanza sequestra oltre un milione di euro
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Giovedì 28 Gennaio 2021, 16:57 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 16:19

Non ne avevano alcun diritto, visto che erano stati tutti condannati per associazione mafiosa, ma nonostante questo i boss percepivano il reddito di cittadinanza. Oltre 100 le perquisizioni tra Napoli e provincia e sequestri per più di un milione di euro. «Non si tratta dei furbetti del reddito di cittadinanza - mette subito in chiaro il generale Gabriele Failla, comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli - ma di soggetti condannati per gravi delitti di associazione mafiosa che hanno commesso illeciti presentando autocertificazioni false per ottenere indebitamente i benefici». Un intervento che ha coinvolto quattro Procure - Napoli, Napoli Nord, Nola e Torre Annunziata - con un fitto scambio di informazioni tra l'Inps e la Guardia di Finanza. Sono stati gli uomini del Comando provinciale di Napoli ad eseguire le 120 perquisizioni nei confronti dei camorristi e il sequestro preventivo delle somme ricevute dagli indagati nonché delle carte prepagate, utilizzate per l'erogazione del beneficio.

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L'attività investigativa è stata effettuata dai militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Napoli e del Gruppo di Torre Annunziata, mediante un'accurata analisi orientata a verificare i requisiti per la legittima percezione del beneficio.

E' stato così possibile individuare centinaia di domande presentate dai soggetti residenti nella provincia di Napoli nonostante la sussistenza di «cause impeditive». Il reddito di cittadinanza è riconosciuto ai nuclei familiari in possesso, all'atto della presentazione della domanda e per tutta la durata dell'erogazione del beneficio, di particolari requisiti di cittadinanza, residenza, soggiorno, reddituali e patrimoniali, nonché di ulteriori presupposti di compatibilità, tra i quali proprio la mancanza di condanna definitiva, intervenuta nei 10 anni precedenti la richiesta, per il reato, tra gli altri, di associazione di tipo mafioso.

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In particolare, nel corso delle indagini sono state accertate l'omissione di informazioni dovute e la non veridicità dei dati autocertificati nelle domande di reddito di cittadinanza, presentate da coloro che, essendo stati condannati per il reato di associazione mafiosa, non avrebbero potuto, in alcun modo, accedere alla misura di sostegno al reddito familiare. È così scattato il sequestro delle somme indebitamente percepite dagli indagati, a titolo di reddito di cittadinanza, per un ammontare complessivo pari ad oltre 1.180.000 euro, nel periodo compreso da aprile 2019 a gennaio 2021. Nel corso delle attività sono state sequestrate le disponibilità finanziarie degli indagati, rinvenute sia sui conti correnti a loro riconducibili, sia presso le rispettive abitazioni, intervenendo nelle diverse zone della città partenopea, tra le quali Scampia, Secondigliano, Barra, Ponticelli e Chiaiano, nonché nelle altre località della provincia di Napoli, tra cui, Ercolano, Portici, Torre del Greco, Torre Annunziata, Castellammare di Stabia.

 

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