Covid, ospedali e ricoveri: quali sono i numeri e le soglie che fanno scattare gli allarmi

Si deve guardare quanti pazienti finiscono in terapia intensiva

Covid, ospedali e ricoveri: quali sono i numeri e le soglie che fanno scattare gli allarmi
Covid, ospedali e ricoveri: quali sono i numeri e le soglie che fanno scattare gli allarmi
di Lorena Loiacono
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Giovedì 18 Novembre 2021, 10:59 - Ultimo aggiornamento: 14:16

I numeri stanno crescendo. Aumentano i contagi ma, per valutare realmente la tenuta del servizio sanitario, occorre guardare soprattutto a quanti sono i posti letto occupati nei reparti di terapia intensiva. Il numero dei contagi rileva la presenza costante e in crescita del virus ma, osservando poi quanti sono i pazienti che finiscono negli ospedali, si ha la reale percezione dei rischi.

Numeri assoluti in aumento

Nel bollettino di ieri, 17 novembre, sono stati rilevati diversi parametri in aumento: i pazienti ricoverati in ospedale con sintomi, sono 4.060 contro i 3.970 del giorno precedente, vale a dire con un incremento di 90 persone.

Sono invece 486, in tutta Italia, i ricoverati in terapia intensiva quindi con 39 ingressi nelle ultime 24 ore. In crescita anche i positivi, con un tasso di positività all'1,9%, che salgono a quota 10.172 : sono passati oltre 6 mesi dall'ultima volta che era stata superata la soglia dei 10mila casi. Era l'8 maggio.

Soglie di rischio, in percentuale 

I parametri da cui nascono infatti i passaggi delle Regioni da una fascia di rischio più bassa ad una più alta c’è infatti il tasso di occupazione dei posti letto sia in terapia intensiva sia nei reparti ordinari. A livello generale, le soglie critiche sono del 10% per le terapie intensive e del 15% per i posti di medicina ordinaria. Su questi criteri, quindi, il Friuli-Venezia Giulia mostra la situazione più pesante. Anche l'Alto Adige rischia la zona arancione: un allarme che riguarda sia lo stato di salute della popolazione sia la stagione dello sci che, inevitabilmente, rischia di uscirne fortemente compromessa.

Regioni sotto osservazione

Secondo le percentuali di rischio quindi la regione con la situazione peggiore è il Friuli-Venezia Giulia perché, in base ai dati Agenas, ha il 14% di posti letto occupati in terapia intensiva e il 13% nei reparti ordinari del 13%. Nella Provincia autonoma di Bolzano, le terapie intensive sono occupate al 9% e i reparti ordinari al 14%. Seguono, per allerta, le Marche dove le terapie intensive sono occupate al 10% e i reparti ordinari al 7% e la Calabria che ha le terapie intensive occupate al 6% e i reparti ordinari al 12%. La Sicilia presenta le terapie intensive occupate al 5% e i reparti ordinari al 10% mentre il Lazio ha le terapie intensive piene all'8% e i reparti ordinari al 9%. Stesso livello dell'occupazione dei posti ordinari anche in Campania che ha però le terapie intensive al 4% . In Lombardia e in Valle d’Aosta, le terapie intensive sono occupate al 3% e i reparti ordinari all’8%, in Abruzzo le terapie intensive sono occupate al 7% e i reparti ordinari al 6% e in Umbria sono entrambi i valori. In Veneto e in Toscana le terapie intensive sono occupate al 6% e i reparti ordinari al 5% mentre in Liguria i valori sono rispettivamente al 5% e e al 6%. le altre regioni restano su soglie più basse: l'Emilia-Romagna ha le terapie intensive occupate al 5% e i reparti ordinari al 5%, la Puglia al 4% e al 6%, in Piemonte, le terapie intensive sono occupate al 3% e i reparti ordinari al 5% e in Basilicata all’1% e al 7%. Nella Provincia autonoma di Trento, le terapie intensive sono occupate al 4% e i reparti ordinari al 5%, in Sardegna al 4% e al 3% e in Molise al 3% e all’1%.

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