Covid, palestre riaprono contro i divieti. Anpals: «Il 20% ha scelto la disobbedienza»

Palestre contro le chiusure: «Il 20% ha riaperto violando le norme anti-Covid»
Palestre contro le chiusure: «Il 20% ha riaperto violando le norme anti-Covid»
3 Minuti di Lettura
Giovedì 8 Aprile 2021, 14:43 - Ultimo aggiornamento: 15:48

Dopo i ristoratori anche le palestre scelgono la disobbedienza. Molti titolari di strutture sportive, infatti, hanno deciso di riaprire in barba ai decreti anti-Covid. Secondo l'Associazione Nazionale Palestre e Lavoratori Sportivi (Anpals) sarebbero già il 20%. Un fenomeno che ha preso piede dopo la manifestazione di due giorni fa davanti a Montecitorio, a Roma, quando i rappresentanti dei settori più colpiti dalle chiusure hanno protestato contro il governo.

Un settore in ginocchio

Secondo le stime di Anpals il 30% delle palestre non riaprirà più dopo un anno di chiusura causa pandemia. «È più facile contagiarsi all'aperto andando in un parco, prendendo un autobus pubblico, andando in una farmacia piuttosto che andando in una palestra», dice all'Ansa il presidente Anpals Giampiero Guglielmi, che a nome dell'associazione contesta le restrizioni sanitarie.

Le palestre possono riaprire sono in zona bianca, ovvero in quelle regioni con una incidenza del virus inferiore ai 50 casi ogni 100 mila abitanti in una settimana. Nessuna delle 20 regioni italiane, però, potrà sperare di guadagnarsi la fascia di rischio inferiore: il decreto del governo, infatti, prevede solo zone rosse e arancioni in tutta la penisola almeno fino a fine mese.

«Gli unici ristori cospicui sono arrivati ai lavoratori sportivi, agli istruttori, ai tecnici, agli allenatori - prosegue Guglielmi -, le strutture sportive hanno avuto perdite di 150-200 mila euro ma hanno ricevuto 6-7 mila euro di ristori, che non sono sufficienti neanche per una mensilità dell'affitto dei locali». Quanto alla riapertura del 20% delle palestre, Guglielmi osserva: «So che è illegale - dice Guglielmi - ma non posso non mettermi nei panni di titolari di strutture sportive che non hanno più di che sfamare la famiglia. La maggior parte di loro non ha nulla da perdere, accetteranno una sanzione amministrativa pur di riprendere a lavorare».

Come si conciliano però i numeri ancora drammatici della pandemia con la riapertura delle palestre? «In questo anno di lockdown - spiega Guglielmi - non si sono ravvisati casi di contagio, perché le norme dei protocolli presentati dal Cts sono molto stringenti: per andare in palestra si deve prenotare, quindi non si crea assembramento, si misura la febbre, si lasciano i dati personali su un registro».

Video

© RIPRODUZIONE RISERVATA