No Green Pass ed estrema destra, perquisito il leader di Forza Nuova Giuliano Castellino

No Green Pass ed estrema destra, perquisito il leader di Forza Nuova Giuliano Castellino
No Green Pass ed estrema destra, perquisito il leader di Forza Nuova Giuliano Castellino
di Valentina Errante
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Martedì 7 Settembre 2021, 01:10 - Ultimo aggiornamento: 01:28

Bastoni, passamontagna, fumogeni, striscioni contro le misure anticovid e il Green pass, simboli del nazifascismo. All’indomani della linea dura invocata dallo stesso Capo dello Stato contro le violenze No vax, gli uomini della Digos di Roma hanno bussato ieri mattina presto a casa di Giuliano Castellino, il leader di Forza nuova sottoposto a una misura restrittiva che gli vieta di prendere parte a manifestazioni pubbliche, ma grande animatore, da più di un anno, di cortei e iniziative di piazza dove si sono verificati disordini e atti di violenza.

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No Green Pass ed estrema destra, perquisito il leader di Forza Nuova 

Nell’appartamento di Castellino non hanno trovato nulla, i sequestri sono invece stati eseguiti nelle abitazioni di altri quattro dirigenti del movimento, coinvolti negli ultimi mesi nelle iniziative che lo stesso Castellino definisce del “Fronte di Liberazione” e che sabato scorso avevano guidato la mobilitazione contro il passaporto sanitario.

I disordini e l’istigazione a delinquere sono anche al centro delle indagini della Polizia postale coordinata dalla procura di Torino che ieri ha, con un decreto di sequestro preventivo, chiesto alla sede di Dubai di Telegram di oscurare la chat “Basta dittatura”. Un provvedimento necessario «per impedire il perpetrarsi di altri atti violenti contro le cose e le persone». Per la procura, la chat dei No vax è uno «strumento per la consumazione di reati e l’istigazione a compierli». Sono 42mila gli iscritti, non sono ancora stati identificati, ma hanno condiviso indirizzi e numeri di telefono di esponenti della politica e anche di medici e virologi, indicandoli come bersaglio. Oltre a Castellino, a finire in questura, ieri sono stati il responsabile romano e dirigente nazionale di Forza nuova Pino Meloni e i dirigenti Stefano Schiavulli, Riccardo Ricciardi e Alessio Mastrangelo. Circostanza che fa protestare il leader del movimento: «Con il pretesto di un articolo 41 (Testo unico sulle armi) ci hanno svegliato, sono entrati dentro casa nostra e ci hanno portato in Questura. Tutto per far saltare la manifestazione in programma fuori Montecitorio. Ma la nostra risposta - incalza Castellino - è che il Fronte di liberazione non fa passi indietro. Non ci pieghiamo al politicamente corretto, al pensiero unico».

L’INDAGINE DI TORINO

Da Telegram non è arrivata alcuna risposta e la chat “Basta dittatura” continua a essere attiva. Le indagini della Postale, intanto vanno avanti. I pm ipotizzano l’istigazione a delinquere, aggravata dallo scopo di commettere delitti di terrorismo e dall’utilizzo di strumenti informatici, e la violazione della normativa sulla diffusione dei dati personali. Perché proprio attraverso quella chat, scrivono nel decreto di sequestro, avviene la comunicazione e il coordinamento di numerosi atti violenti contro le cose e le persone, istigando un numero indeterminato di soggetti. Atti illeciti che provocano un turbamento dell’ordine democratico. I magistrati, che hanno chiesto la collaborazione volontaria alla società creata otto anni fa dai fratelli Nicolaj e Pavel Durov, con sede a Dubai, stanno aspettando che il gip risponda al decreto urgente. Poi potrebbe essere avviata una rogatoria internazionale. Ci sono dei precedenti: non sono infatti pochi i gruppi oscurati sui 636 che tra il 2017 e il 2018 erano diventati strumento di propaganda e arruolamento dell’Isis. Stessa sorte per i canali di “revenge porn”: in Italia nell’aprile 2020 la polizia postale ne ha chiusi ben tre.

La chat Telegram non si limita infatti alla controinformazione e alle azioni di proselitismo, ma ha lanciato invettive contro il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e pubblica indirizzi e numeri di telefono contro cui sfogare la propria rabbia. Da Palazzo Chigi all’ufficio del presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio. E nel gruppo si continua a inveire: «Avanti tutta finché la dittatura non sarà distrutta. Non ci fermiamo finché non vediamo tutti i criminali della dittatura in galera», scrivono alcuni iscritti. «Quanti nostri soldi stanno sprecando in inutilità questi criminali della Procura. Non fermiamoci davanti a questi nuovi tiranni. Rendiamogli la vita un inferno. Le cose stanno diventando tremendamente serie. Se non facciamo qualcosa finiamo nei forni crematori, questi sono peggio dei nazisti», si legge sulla chat, che negli ultimi giorni sta però registrando un calo di utenze. Nel giro di poche ore un migliaio di iscritti hanno abbandonato il gruppo. 

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