Virus, ristorante chiuso a Jesolo, dipendenti posititivi. Si teme un focolaio partito dalla moschea

Moschea
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di Giuseppe Babbo
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Mercoledì 29 Luglio 2020, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 22:02

Cresce il numero dei dipendenti positivi al Covid del ristorante del lido di Jesolo chiuso già da alcuni giorni, ma soprattutto l’Ulss 4 cerca di individuare un luogo di preghiera dove i cittadini bengalesi di fede islamica si sarebbero radunati. Proprio da questo punto potrebbe infatti essere avvenuto il contagio del primo dipendente, un cittadino originario del Bangladesh, residente a Jesolo da diversi anni e in servizio in un locale del centro, dove lavora in cucina.
L’uomo si era sentito male da alcuni giorni e per questo non si era presentato al lavoro. Prima si è recato dal proprio medico e poi in pronto soccorso dove è stato sottoposto al tampone che ha confermato la positività. Non è comunque stato ricoverato e ora si trova in isolamento nella propria abitazione. Per questo l’Azienda sanitaria ha disposto il test del tampone per tutti i dipendenti e per i gestori. Di ieri la notizia di altri tre casi risultati positivi nello stesso locale, a quanto pare anche loro originari del Bangladesh e in servizio nella stessa cucina. Tutti asintomatici, per tutti e tre è scattato l’obbligo dell’isolamento domiciliare. Come da prassi l’Ulss 4 ha avvisato il Comune, disponendo la chiusura del locale per motivi sanitari. Per riaprire nell’immediato i gestori dovranno sostituire tutti i dipendenti e sanificare gli ambienti, circostanza quest’ultima che sarebbe già avvenuta. 

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Ma da chiarire c’è anche come sia avvenuto il contagio del paziente zero. Il sospetto, secondo l’Ulss, è che l’uomo abbia partecipato ad un momento di preghiera con alcuni connazionali. Ma evidentemente senza rispettare il distanziamento e l’uso della mascherina. Una circostanza che potrebbe aver favorito il contagio. Ma soprattutto una vicenda delicata, che rischia di aprire una questione ad oggi considerata solo in parte. Se per le chiese sono state infatti previste una lunga serie di norme, tra distanziamento, percorsi differenziati e riduzione della capienza, lo stesso non sarebbe avvenuto per i luoghi di preghiera per i fedeli musulmani. Ed è per questo che i tecnici del Dipartimento di prevenzione dell’Ulss 4 hanno avviato delle indagini assieme agli agenti della Polizia locale per individuare l’eventuale sede della preghiera. Una sorta di moschea dove la comunità islamica, molto radicata in tutto il litorale, potrebbe continuare a ritrovarsi per svolgere i propri riti. In particolare a finire sotto osservazione ci sarebbero due zone, quella di Cortellazzo e quella a ridosso di piazza Mazzini, in via Aquileia. Vale a dire due punti in cui in passato i fedeli islamici una volta alla settimana si ritrovavano per pregare. Ma non è nemmeno escluso che gruppo di fedeli abbiano deciso di ritrovarsi in qualche abitazione privata. Non a caso il timore dell’Ulss 4 è che questo rito avvenga ancora, nonostante l’epoca Covid e senza l’uso di tutte le prescrizioni previste per questo tipo di ritrovi. Di fatto, se confermata, una situazione potenzialmente esplosiva perché potrebbe bastare un unico caso positivo per innescare una pericolosa catena. Ed è proprio per questo che dall’Azienda sanitaria si punta a ottenere il prima possibile la massima chiarezza. Dopo i contagi dalla Croce rossa, ora questi nuovi episodi sempre con protagonisti dei cittadini stranieri che arrivano nel litorale per lavorare.

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A lanciare un invito alla calma è Francesco Esposito, portavoce del comitato per la difesa dei diritti civili. «I nuovi casi di lavoratori stranieri risultati positivi al Covid-19 – commenta - creano allarme e nuove tensioni a Jesolo. Riteniamo che il problema rientri nella normale casistica di contagi che si possono verificare e che si verificano normalmente anche con cittadini non necessariamente provenienti dall’estero. Il sistema sanitario nazionale è oramai rodato e sa bene come fronteggiare la situazione mettendo in quarantena i contagiati. Non è quindi logico fomentare nuove paure che avrebbero l’unico risultato di danneggiare l’economia jesolana, una maldestra tattica politica in periodo elettorale».
 

 

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