Corpo carbonizzato a Milano, l'omicidio durante una festa: 2 colombiani in carcere

Corpo carbonizzato a Milano, l'omicidio durante una festa: 2 colombiani in carcere
Corpo carbonizzato a Milano, l'omicidio durante una festa: 2 colombiani in carcere
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Lunedì 1 Aprile 2019, 16:00 - Ultimo aggiornamento: 20:27

«In quell'appartamento c'era una festa, ho sentito qualcuno litigare, delle urla e più tardi ho visto una persona che puliva la strada». È anche grazie a questa testimonianza di un residente della zona che la Procura di Milano e la Squadra mobile, in meno di 24 ore, sono riusciti a risolvere il giallo di quel corpo mutilato e carbonizzato trovato nella tarda serata di sabato in via Cascina dei prati, alla periferia nord del capoluogo lombardo, nel quartiere della Bovisasca. In carcere sono finiti due colombiani, di 38 e 21 anni, non legati, pare, ad alcuna gang e il più vecchio con precedenti per furto. 

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I due, secondo l'accusa, hanno ucciso un loro connazionale, che verrà identificato con certezza solo nelle prossime ore, per «vecchie ruggini, vecchi rancori» in Colombia, dopo una lite scoppiata proprio due giorni fa in una festa in casa, con tanto di grigliata e moltissimo alcol, alla quale partecipavano altre quattro o cinque persone. Le indagini ora puntano a verificare proprio se qualcun altro abbia preso parte a quell'omicidio commesso «per motivi futili», col cadavere poi fatto a pezzi con un'accetta, messo in un trolley, trasportato con un carrello e dato alle fiamme. I vigili del fuoco, infatti, sabato sera erano intervenuti in via Cascina dei prati per un incendio in un gabbiotto usato per la raccolta dei rifiuti condominiali e là avevano trovato il cadavere a cui mancavano la testa, parte delle braccia e delle gambe, ritrovate a poca distanza. «In meno di 24 ore il delitto è stato brillantemente risolto», ha spiegato il procuratore di Milano Francesco Greco, con a fianco il pm Paolo Storari, l'aggiunto Laura Pedio e il capo della Squadra mobile Lorenzo Bucossi. 
 


Nell'appartamento al pian terreno e con giardinetto di una piccola palazzina di via Carlo Carrà, ossia la casa indicata dal testimone come 'teatrò della lite, e distante circa 800 metri da dove sono divampate le fiamme, gli investigatori hanno trovato subito tracce di sangue. In quell'abitazione viveva il colombiano di 38 anni, regolare e da tempo in Italia e con alle spalle condanne per furti, che è stato fermato domenica dalla polizia, così come il connazionale più giovane, da circa un mese in Italia con un visto turistico. Il primo è accusato di omicidio con l'aggravante della crudeltà, perché, stando alle indagini condotte anche dagli agenti del Commissariato Comasina, sarebbe stato lui che, alla festa, come gli altri, aveva bevuto molto, a colpire la vittima con una serie di coltellate, una delle quali gli ha tagliato la gola.

Il 21enne, fermato per soppressione e vilipendio di cadavere mentre stava per imbarcarsi a Malpensa su un volo diretto a Madrid con un biglietto acquistato poche ore prima, avrebbe aiutato l'amico a mutilare il cadavere con un'accetta, ritrovata sporca di sangue, così come il carrello con cui è stata trasportata la valigia col corpo.
Nella casa è stata trovata anche della benzina, usata per cercare di far sparire il cadavere e, dunque, le tracce dell'uccisione. Così non è stato, però, grazie all'allarme e alle testimonianze dei residenti. La vittima è stata parzialmente riconosciuta con l'impronta presa sul polpastrello di un pollice rimasto integro. Per avere la certezza su chi fosse, però, si conta ora anche sulla collaborazione dell'autorità giudiziaria estera. Intanto, i pm hanno inoltrato al gip Manuela Scudieri la richiesta di convalida dei fermi e di custodia cautelare in carcere.

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