Pietro da Vinci ha il dna di Leonardo: «Ma il genio è lui». A caccia dei 14 “eredi” viventi identificati dall’ultimo studio

Pietro da Vinci ha il dna di Leonardo: «Ma il genio è lui». A caccia dei 14 “eredi” viventi identificati dall’ultimo studio
Pietro da Vinci ha il dna di Leonardo: «Ma il genio è lui». A caccia dei 14 “eredi” viventi identificati dall’ultimo studio
di Italo Carmignani
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Martedì 6 Luglio 2021, 22:07

dal nostro inviato 
VINCI (EMPOLI) «Io, discendente di un genio? Addirittura di Leonardo. Vivo a Vinci, i miei genitori sono di queste parti, ma non mi ci sento. O forse sì, magari ogni tanto». Scherza con gli amici, quando gli ricordano quanto gli viene attribuito dalla scienza, anzi dalla genetica. Riccioli neri, spesso in bicicletta per il paese, un lavoro alla Telecom, Pietro Calosi fa parte di una discendenza speciale, quella dell’autore della Gioconda, dell’Ultima Cena dipinta con i colori inventati proprio da Leonardo e purtroppo poco durevoli. Anzi, farebbe parte perché lo studio è ancora da terminare. Sotto la lente degli esperti il paese alle porte di Empoli fermo al Rinascimento, quando un signore con i capelli e la barba bianchi e lunghi anticipò la scienza moderna e le sue invenzioni, dal carrarmato all’elicottero. Più che il paese, nelle provette dei genetisti sono finiti i suoi abitanti, che vivono nelle case ordinate servite da strade pulitissime frequentate da gatti che quando hanno un nome è Leo nell’80% dei casi e Da Vinci nel rimanente venti, con la relativa clinica veterinaria che porta sempre il nome del grande inventore vissuto mezzo millennio fa. 

Leonardo Da Vinci, trovati 14 discendenti viventi: dall'impiegato al geometra, ecco chi sono

La ricerca

A fare un salto di qualità è infatti la caccia al Dna di Leonardo Da Vinci grazie al nuovo e più completo albero genealogico della sua famiglia.

Frutto di decenni di ricerche documentali, ricostruisce di padre in figlio 21 generazioni, dal 1331 a oggi, e identifica 14 discendenti in linea diretta maschile attualmente viventi, di cui 13 finora sconosciuti. Uno è proprio Calosi. Il risultato, pubblicato sulla rivista Human Evolution da Alessandro Vezzosi (fondatore del Museo Ideale Leonardo da Vinci) e Agnese Sabato (presidente dell’Associazione Leonardo Da Vinci Heritage), aiuterà a ricostruire il profilo genetico del genio rinascimentale. Spiega Vezzosi: «Nel 2016 avevamo già individuato 35 discendenti viventi di Leonardo, ma erano per lo più indiretti, come nel caso più noto del regista Franco Zeffirelli: dunque non erano persone che potevano darci informazioni utili sul Dna di Leonardo e in particolare sul cromosoma Y, che viene trasmesso ai discendenti maschi e rimane quasi invariato per 25 generazioni». 

Passi in avanti

La svolta potrebbe arrivare ora dai nuovi discendenti diretti in linea maschile (derivanti dal padre ser Piero e dal fratellastro Domenico) e attualmente in vita. Sostiene ancora Vezzosi: «Hanno un’età compresa tra 1 e 85 anni, vivono non proprio a Vinci, ma in comuni limitrofi fino alla Versilia e fanno mestieri comuni, come l’impiegato, il geometra, l’artigiano». Raccontano alla casa-museo del Comune in cui è vissuto Leonardo, un chilometro dal paese tenuto come un presepe e frequentato soprattutto da turisti inglesi: «Già qualche anno fa era stato eseguito uno studio sul Dna che si diceva fosse preso da peli della barba di Leonardo o dai suoi capelli, non sono stati molti precisi. Lo studio individuò alcuni dettagli, poi non se ne seppe più nulla. Visitatori? Sì, ma soprattutto nel cinquecentesimo del genio, poi la pandemia ha fermato tutto». 

Cittadinanza onoraria

Originario di Lamezia Terme, ma toscano acquisito, Giuseppe Torchia è il sindaco di Vinci: «Questo studio è un ampliamento di uno già fatto nel 2016». E aggiunge: «Per noi si tratta di un’ulteriore notizia che aiuta ad approfondire la figura di Leonardo e a consolidare il suo rapporto con la città». Riprende il sindaco: «La cittadinanza onoraria a questi discendenti? Può essere un’idea, sicuramente li inviteremo alla presentazione dei risultati, studieremo come valorizzare queste persone che la ricerca indica come discendenti. Non c’è dubbio che questo studio abbia rinnovato la curiosità dei turisti, come tutto ciò che ruota intorno a Leonardo. L’importante è il rigore scientifico nelle conclusioni, visto quel sensazionalismo abbastanza diffuso su Leonardo che noi abbiamo sempre cercato di evitare». Distacco e scienza, poi però alla fine Torchia confessa: «Sicuramente si tratta di un modo per rilanciare la città dopo un anno difficile per il turismo a causa della pandemia». Il rilancio è affidato ai discendenti del genio, tra cui Pietro. Che finora si è distinto per avere inventato un sistema al Totocalcio. Che è già un inizio.

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