Incidente funivia Mottarone, perché è successo? Il il giallo del cavo tranciato. «Non è scattato il blocco»

Incidente funivia Mottarone, perché è successo? Il il giallo del cavo tranciato. «Non è scattato il blocco»
Incidente funivia Mottarone, perché è successo? Il il giallo del cavo tranciato. «Non è scattato il blocco»
di Valentina Errante
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Lunedì 24 Maggio 2021, 00:03 - Ultimo aggiornamento: 25 Maggio, 10:49

ROMA Un cavo tranciato di netto. Per stabilire perché i sistemi di sicurezza della funivia Stresa-Mottarone non siano entrati in funzione e la cabina sia caduta nel vuoto per 15 metri, rotolando poi a valle, occorreranno perizie e alcuni mesi. Il procuratore di Verbania, Olimpia Bossi, ha disposto il sequestro dell’impianto di proprietà del comune ma gestito dalla società Ferrovie del Mottarone, della famiglia Nerini. Ma sotto accusa, ancora una volta, finisce la manutenzione, affidata all’altoatesina Leitner, specializzata in tecnologie funiviarie a livello mondiale, e responsabile dei controlli straordinari, mentre la gestione ordinaria è in carico alla società locale.

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Struttura inaugurata nel 1970 - Si va a ritroso, per ricostruire la storia di una struttura inaugurata nel 1970 per sostituire il vecchio trenino.

Bisognerà stabilire perché il cavo portante si sia staccato e perché la cabinovia sia stata sganciata dai due cavi rimasti integri, senza che intervenisse neppure l’impianto frenante. L’ultimo intervento era stato nel 2014, una profonda revisione. Tanto che, per due anni, l’impianto era rimasto chiuso. Un’altra lunga chiusura per manutenzione c’era stata alla fine degli anni ‘90. Nel luglio 2001 la funivia si era bloccata, in quel caso, nel primo tratto dopo la partenza da Stresa ed era stato necessario l’intervento dei soccorritori per portare in salvo una quarantina di turisti. Per questo gli impianti erano stati di nuovo controllati. 

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La ristrutturazione - Sostituzione dei motori, dei quadri elettrici, dell’apparato elettronico, dei trasformatori. L’ultimo intervento all’impianto era durato due anni e aveva comportato una profonda ristrutturazione della funivia. Era stata eseguita anche una magnetoscopia sulle funi, una sorta di esame ai raggi x per verificarne la tenuta. Le cabine erano state smontate, ricondizionate e rimontate con impianto acustico e videocamera di sorveglianza a bordo. I lavori di revisione tecnica dell’impianto erano costati 4 milioni e 400 mila euro, finanziati dalla Regione Piemonte, dal Comune di Stresa, e dalla società di gestione. La riapertura era avvenuta ad agosto del 2016, ma poi, tra ottobre-dicembre dello stesso anno, erano state anche rinnovate le stazioni di riferimento della funivia. Il presidente di Leitner, Anton Seeber, conferma: “La revisione dell’intero impianto è stata realizzata nell’agosto del 2016. Ogni anno a novembre si sono succeduti con regolarità i controlli alle funi e sempre con esito positivo».

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Il ministero - Secondo il ministero per le Infrastrutture, che ha il compito di vigilanza sui trasporti, dopo la riapertura, nel 2016, i controlli sono stati ripetuti a luglio 2017 e, successivamente tra novembre e dicembre 2020, sono stati eseguite specifiche sui cavi. In particolare, controlli magnetoscopici sulle funi portanti, traenti e sulla fune di soccorso. Infine, a dicembre 2020, chiarisce il ministero, è stato effettuato, da una società specializzata, l’esame visivo delle funi tenditrici.

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Tragedia sfiorata - Nel luglio del 2001 la cabina della funivia era ferma a 25 metri di altezza con 40 turisti a bordo. Un’improvvisa mancanza di tensione aveva provocato il brusco arresto dell’impianto: l’oscillazione della cabina, che saliva da Stresa alla stazione intermedia dell’Alpino, aveva causato l’accavallamento delle funi traente e portante. Di conseguenza si era bloccato il primo tronco dell’impianto tra Stresa e l’Alpino di Stresa. Per quattro ore erano rimasti sospesi nel vuoto. Alla fine passeggeri erano stati imbracati e calati a uno a uno con un verricello, attraverso un’apertura predisposta sul fondo della cabina passeggeri, intanto gli uomini del Soccorso alpino e dei vigili del fuoco tagliavano le piante del bosco sottostante per consentire “l’atterraggio”. Così nel 2002 la funivia era stata sottoposta a una revisione straordinaria eseguita dalla ditta Poma Italia (ora Agudio). 
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