Vittorio Sgarbi e la mascherina in aula: «Pensano tutti al Covid, del mio cancro non frega niente a nessuno»

Vittorio Sgarbi e la mascherina in aula: «Pensano tutti al Covid, del mio cancro non frega niente a nessuno»
Vittorio Sgarbi e la mascherina in aula: «Pensano tutti al Covid, del mio cancro non frega niente a nessuno»
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Giovedì 25 Marzo 2021, 14:43

Dopo la bagarre in aula di un paio di giorni fa per via della mascherina, Vittorio Sgarbi si sfoga al Corriere della Sera tornando a parlare delle sue condizioni di salute e del cancro che gli è stato diagnosticato. «Risulto affetto da cancro. C'è un ingrossamento, c'è qualcosa che stanno analizzando. Non ho metastasi di nessun tipo e, fortunatamente, la cosa è circoscritta. I medici stanno studiando la situazione. Farò la radioterapia», ha detto Sgarbi aggiungendo che sta «prendendo farmaci. Inizio le terapie nucleari il 12 aprile al Sant'Orsola».

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Ma secondo Sgarbi la sua malattia, per via del Covid, passa oggi in secondo piano. «Oggi questa mia malattia sembra di serie B, meno importante della mitologia intorno alla pandemia. In aula mi fanno tenere la mascherina, che fa male alla mia malattia e non serve per combattere il Covid, che io non posso più avere perché l'ho già fatto. Un paradosso». Il critico d'arte ha parlato in Aula anche ieri e, racconta, «ho tenuto la mascherina. Ma l'ho detto a Draghi: se ho avuto una malattia cardiaca, una cancerogena e ho già fatto il Covid perché la mascherina che mi fa male alla respirazione? Io voglio essere libero, anche fuori, riaprire le mostre».

«Ho mandato al presidente Fico un certificato medico ove si prescrive che possa parlare senza utilizzare dispositivi.

Ma non gliene frega del cancro o di problemi cardiaci, solo del Covid, che è meno letale del cancro ai polmoni per il fumo. In Parlamento siamo di fronte a un paradosso logico: prescrizioni rigidissime per una malattia non letale per più del 90% delle persone che la contraggono, ma se ne hai un'altra, come il cancro o cardiopatie, non frega niente a nessuno». «Molti hanno avuto il Covid - aggiunge Sgarbi - Zingaretti, Gelmini, Lotti... e siamo ancora in quest'aula che sembra un teatro; solo che i teatri e i musei sono chiusi, le mostre sbarrate mentre quest'Aula è aperta e senza sanificatori».

«Il mio caso si dovrebbe risolvere con la radioterapia ma l'oncologia, in generale, oggi è vittima del terrorismo mediatico che si fa per la pandemia. È giusto usare la mascherina in ambito sanitario, dove c'è contatto diretto. Ma per altri aspetti è qualcosa che produce uno stato di ansia, depressione e intimidazione e a pagare sono giovani, adolescenti e altri malati. Abbiamo sospeso la ragione e mitizzato una malattia. Ma le malattie sono molte. Anche Agamben e Vargas Llosa hanno detto che non possiamo impedire la democrazia. Ci vuole attenzione a tutti i malati e libertà di cura. Allo stato attuale resto candidato a sindaco di Roma: la radioterapia dura 40 giorni per 10 minuti al giorno. Dobbiamo riaprire il Mart al più presto e avviare le mostre programmate».

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