«Volevano uccidere anche me, avevo un buon rapporto con lei». Si è difeso così Danish Hasnain, lo zio di Saman Abbas, la 18enne morta a Novellara tra il 30 aprile e il primo maggio 2021: l'uomo, interrogato lo scorso 10 marzo (su sua richiesta) dai pm e dai carabinieri di Reggio Emilia, ribadisce di non essere stato lui ad uccidere la nipote Saman e di avere solo accompagnato i cugini a seppellirla.
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«Volevano uccidere anche me»
Danish ha specificato ulteriormente la versione dei fatti di quella notte, sostenendo che i parenti volevano assassinare anche lui. «Io penso che mi abbiano chiamato perché volevano uccidermi per il mio buon rapporto con Saman, io ero d'accordo sulla sua relazione con Saqib. Poi non so perché non mi hanno ucciso», ha detto il 32enne, sotto processo a Reggio Emilia per il delitto insieme ai due cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq e ai genitori di Saman. «A pensarci bene la buca era troppo grande per una sola persona e gli altri mi hanno incastrato perché sapevano che parlavo», ha messo a verbale l'imputato, difeso dall'avvocato Liborio Cataliotti.
Cosa ha detto Danish ai pm e ai carabinieri
Dell'interrogatorio ha dato notizia la stampa locale. Danish, che ha consentito il ritrovamento del corpo della giovane parente in un casolare diroccato vicino a casa, dopo un anno e mezzo di ricerche, ha aggiunto alcuni particolari in più rispetto a quanto disse quando ci fu il sopralluogo, il 18 novembre. I due cugini lo svegliarono «e mi hanno detto che c'era stato un litigio e che ci era scappato il morto». Arrivati davanti a casa, «ho visto Saman morta, sdraiata con il collo strano, stretto. Io ho cominciato ad urlare forte, a maledire tutti, a piangere e ho perso i sensi. Quando mi sono risvegliato i due mi hanno sorretto e mi hanno dato dell'acqua».
Secondo Danish, che per l'accusa è l'esecutore materiale dell'omicidio, «i due l'hanno presa, uno dalle gambe e uno dalle braccia».
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