Eleonora Girolimini, lettera delle figlie di 7 anni alla mamma: «Ci dispiace che sei morta»

Tragedia in discoteca, la lettera delle figlie di mamma Eleonora: «Ci dispiace che sei morta»
Tragedia in discoteca, la lettera delle figlie di mamma Eleonora: «Ci dispiace che sei morta»
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Lunedì 10 Dicembre 2018, 11:03 - Ultimo aggiornamento: 16:42

«Cara mamma, ci dispiace che sei morta», sono queste le parole che le figlie gemelle di sette anni hanno scritto a Eleonora Girolimini, morta schiacciata nella calca della discoteca di Corinaldo venerdì sera.  Le bambine hanno consegnato un bigliettino di addio al papà chiedendo di metterlo nella bara affinché la loro madre possa leggerlo sempre. L'uomo, Paolo Curi, cerca di farsi coraggio e sa che d'ora in avanti dovrà contare solo sulle sue forze per mantenere quattro figli. «Non posso stare qui a piangere tutto il giorno - spiega in un'intervista a il Corriere della Sera - ci sono quattro bambini piccoli che hanno bisogno di me. Devo riprendere il filo da dove l’ha lasciato lei...». 

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Poi la descrizione dettagliata di quella sera e degli ultimi momenti di vita della moglie: «Mi rivedo lì in piedi ad aspettare con mia moglie e mia figlia Gemma, la più grande, quello che ci hanno spacciato per un concerto. Gliene concediamo uno all’anno e quella era la sua serata, biglietto da 22 euro. Convocazione alle dieci di sera, ci hanno fatto entrare alle undici e mezzo e ci hanno detto che lui sarebbe arrivato forse alle due per fare una mezz’oretta di show. Vedevo arrivare sempre più ragazzi, il locale era strapieno. Era una noia aspettare ma con Eleonora ci siamo detti: ormai siamo qui, facciamole questo regalo. Poi all’improvviso ho sentito quell’odore acre che pizzicava la gola... Eleonora e Gemma erano a un passo da me, vicine l’una all’altra. Io gironzolavo nell’attesa. All’improvviso una massa di ragazzi è arrivata nella mia direzione e mi ha praticamente trascinato fuori. Non sono nemmeno cascato, sarà durato un minuto, forse due. Poi mi sono messo a cercare come un pazzo, non le vedevo più. Finché ho ritrovato Gemma che urlava: la mamma è giù. E ho visto Eleonora per terra». 
 

 

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«Sono ancora un po’ frastornato. Ho un dolore dentro... mi sembra tutto pazzesco. Faccio il giardiniere e adoro il mio lavoro ma ho pensato che forse lo cambierò, cercherò di trovarne uno che non mi tenga occupato e fuori casa per tante ore. Sennò come faccio a crescere i miei figli? Il più piccolo non ha nemmeno due anni. Si chiama Alessandro e adesso che lo dico ripenso a quanto ci siamo divertiti tutti assieme scegliendo il suo nome».
Ai suoi figli ha raccontato tutta la verità, con l'aiuto di un team di psicologhe. «Alle gemelline, che si chiamano Alma e Dora, hanno raccontato tutto entrando nei particolari, anche come è stata schiacciata e perché. All’inizio quel racconto a bimbe così piccole mi ha spiazzato, poi ho capito che era la via giusta. Loro chiedono, vogliono sentire, sapere. Sono piccole ma non devono essere trattate come persone che non capiscono. Ho solo paura per Gemma, anche se lei sembra forte. Ha visto sua madre in quelle condizioni...»
 
 


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«Eleonora era soprattutto una mamma, straordinaria. Ed era iperattiva, su mille fronti tutti assieme. Sembrava che duplicasse le ore fra casa, lavoro, orto, giardino. Ma i nostri quattro figli erano il suo mondo, molto più della sua vita. E infatti ha donato la sua vita per Gemma. Lei ci ha raccontato che non soltanto Eleonora le ha fatto da scudo proteggendola finché ha potuto ma anche che, quando ha capito di non riuscire più a tenerla e a farle spazio per farla respirare, l’ha spinta forte via da lei. Ha messo assieme le sue ultime forze e le ha usate per salvare la sua bambina».


 

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