Adele, 'festino' fatale a base di ecstasy: muore a 16 anni. "Il pusher è minorenne". Il Papà: "Impossibile" e ha un malore

Adele, 'festino' fatale a base di ecstasy: muore a 16 anni. "Il pusher è minorenne". Il Papà: "Impossibile" e ha un malore
Adele, 'festino' fatale a base di ecstasy: muore a 16 anni. "Il pusher è minorenne". Il Papà: "Impossibile" e ha un malore
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Sabato 29 Luglio 2017, 10:54 - Ultimo aggiornamento: 30 Luglio, 14:56

Una ragazza genovese di 16 anni, Adele De Vincenzi, è morta la scorsa notte per un arresto cardiaco provocato dall'assunzione di Mdma, una potente metanfetamina. Lo rende noto la polizia. La giovane aveva passato la serata in un "festino" con alcuni amici, due maggiorenni e due minorenni, in un appartamento nel quartiere San Martino. Poi è uscita con i ragazzi per proseguire la serata in centro, arrivata nella zona della stazione ferroviaria di Brignole si è sentita male.





La ragazzina è stata portata all'ospedale Galliera dove è morta 40 minuti dopo il suo arrivo. Sulla vicenda indaga la squadra mobile di Genova che in sta sentendo gli amici per capire da chi abbiano comprato la sostanza e chi l'ha data alla giovane. Della vicenda si occupano il tribunale dei minori e quello ordinario.





Sono stati arrestati i due ragazzi maggiorenni - il fidanzato e un amico - che erano in compagnia della ragazza morta la scorsa notte dopo aver assunto una dosa di Mdma. Secondo gli investigatori della Squadra mobile di Genova, sono stati loro, due diciottenni, a cedere la droga alla ragazza. Lo stupefacente era stato acquistato da un minorenne italiano che la polizia ha identificato e denunciato. La ragazza morta viveva a Chiavari (Genova).

I due 18enni arrestati sono ora a disposizione dell'autorità giudiziaria. L'attività investigativa condotta dagli uomini della Squadra Mobile ha consentito di accertare che il gruppo aveva assunto durante la serata la sostanza del tipo «Mdma» e di individuare il fornitore dello stupefacente, un italiano minorenne presso la cui abitazione, in provincia di Genova, sono stati trovati un bilancino di precisione e denaro contante in un quantitativo sospetto. Il minorenne è stato denunciato in stato di libertà.





ARRESTATI, "MAI STATI MALE CON MDMA" «Non era la prima volta che prendevamo l'Mdma. Lo facevamo ogni tanto per sballarci nel fine settimana, ma non eravamo mai stati male». È quanto hanno detto agli investigatori i due ragazzi, della provincia di Genova, Sergio Bernardin e Gabriele Rigotti, 21 e 19 anni, arrestati dalla squadra mobile per la morte della sedicenne Adele De Vincenzi.

Bernardin è il fidanzato della vittima, mentre Rigotti è un amico, fidanzato dell'altra minorenne coinvolta. I due, secondo quanto ricostruito, avevano acquistato la droga da un pusher di 17 anni di Busalla (Genova). L'avevano portata in via Corridoni, nella stanza in affitto dove vive Rigotti. I quattro hanno consumato la metanfetamina e poi sono usciti. Arrivati in centro, Adele si è sentita male e gli amici hanno chiamato i soccorsi. In casa di Rigotti gli agenti hanno trovato altri tre grammi di Mdma, oltre a una confezione di funghi allucinogeni che non sarebbero stati usati. I due sono accusati di spaccio aggravato e morte come conseguenza di altro reato.

IL PAPÀ DI ADELE: "IMPOSSIBILE E HA UN MALORE" «Non è possibile». Sono le poche parole che il papà di Adele De Vincenzi, è riuscito a dire all'ospedale dove si trova il corpo della figlia, prima di sentirsi male. L'uomo poi è tornato nella sua casa a Chiavari dove vive con il figlio.

Un anno fa la giovane aveva perso la mamma. Nella sua pagina Fb aveva postato una foto della madre e la frase: «Ridammi solo un giorno per stare con te per capire che bello c'è oltre a questo. E capire che senza di te, mamma, non è più lo stesso».

"ORA CHIEDIAMO SILENZIO" Il padre e il fratello di Adele de Vincenzi, la ragazza di 16 anni morta per ecstasy a Genova venerdì notte, con un breve comunicato chiedono «rispetto per il proprio dolore e la propria privacy. La notizia è stata data - concludono Paolo e Edoardo De Vincenzi -. Ora chiediamo il silenzio».

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