Porto Rotondo, il dj romano Lorenzo Palazzi: «Non sono un untore, non avevo sintomi e rispettavo le regole»

Porto Rotondo, il dj romano Lorenzo Palazzi: «Non sono un untore, non avevo sintomi e rispettavo le regole»
di Veronica Cursi
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Martedì 18 Agosto 2020, 08:46 - Ultimo aggiornamento: 12:55

«Ero in perfetta salute, non avevo febbre o sintomi legati al Covid in entrambe le serate in cui ho suonato nell'ultima settimana in Sardegna. Il 14 agosto mi è stato comunicato che persone con le quali avevo avuto contatti in diversi locali, sia a Porto Cervo che a Porto Rotondo, risultavano positive al Coronavirus. Così il 15 agosto ho effettuato subito il tampone al quale sono risultato positivo anche io».
Lorenzo Palazzi, il dj romano di 21 anni molto conosciuto nei locali di Roma nord e non solo, nipote dell'ex ct della nazionale Marcello Lippi, si difende sui social dagli attacchi di chi definisce «untori» lui e gli altri 8 ragazzi romani che sarebbero stati contagiati durante una serata al Country Club di Porto Rotondo.

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Una festa - come tante in quest'estate di movida senza regole - definita come focolaio dell'epidemia quando in realtà «da metà luglio ogni sera in Costa Smeralda ci sono discoteche aperte stracolme di gente - racconta - Non è giusto ricondurre tutto a una singola discoteca. Il virus può essere circolato in 10 locali diversi la stessa sera, senza contare gli affollatissimi ristorati, spiagge e cocktail bar». Ad oggi il dj è in quarantena, ancora asintomatico. Ma non ci sta ad essere definito come responsabile. «E' mortificante indicare me o il nostro staff come portatori del virus in altre zone - scrive sul suo profilo Instagram - L'epidemia e i focolai sono dilagati in tutta Italia. Se noi di ritorno dalla Sardegna siamo risultati positivi è per il semplice fatto che di nostra spontanea volontà abbiamo effettuato il test, pur essendo asintomatici, per tutelare i nostri cari. Come tanti ero in vacanza per vivere un momento di serenità insieme ai miei amici e sono stato colpito anche io».

In queste ore i social dei ragazzi contagiati sono stati presi d'assalto. Come se fossero loro gli unici responsabili della nuova impennata di contagi. E invece da settimane ormai sono sotto gli occhi tutti le immagini di discoteche affollate, feste in spiaggia senza mascherine e distanziamenti:dalla Puglia alla Sicilia, dalla Toscana alla Sardegna. «Molti di quei ragazzi contagiati - spiega ancora Palazzi - erano in Sardegna da tempo e hanno frequentato anche altri locali, dunque è assurdo incolpare una singola discoteca giusto per trovare un capro espiatorio».

Ne è convinto anche Tommaso, uno dei giovani risultati positivi a Porto Cervo: «La nostra unica colpa è stata quella di frequentare luoghi pubblici nel pieno rispetto della legge, come avrebbe fatto il 99% delle persone che conosco. La situazione qui è stata sicuramente gestita malissimo ma a mio avviso la colpa è delle istituzioni che per interessi economici hanno lasciato tutto aperto esponendo la Regione ad un elevato rischio di contagio».

 

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