Covid, dieci Regioni già al limite, allarme terapia intensiva: dove sono finiti i ventilatori?

Covid, dieci Regioni già al limite, allarme terapia intensiva: dove sono finiti i ventilatori?
di Mauro Evangelisti
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Sabato 17 Ottobre 2020, 06:54 - Ultimo aggiornamento: 09:56

Tensione sulle terapie intensive. Non solo perché ogni giorno c'è un incremento di 50-60 nuovi pazienti, ma perché tra il commissario per l'emergenza coronavirus, Domenico Arcuri, e le Regioni c'è uno scambio di accuse sulla mancata attivazione del 60 per cento dei nuovi posti. E il governo si schiera con il commissario. Il ministro degli Affari regionali, Francesco Bocca, se la prende con i governatori: «Massima disponibilità e massima trasparenza, chi ha bisogno di aiuto lo dica, ma questo va fatto prima di intervenire su lavoro e scuola. In questi mesi sono stati distribuiti ventilatori polmonari ovunque, così come confermato da Arcuri: il problema è dove sono finiti i ventilatori, attendiamo risposte in tempo reale dalle regioni».

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INCOGNITE
Cresce anche la confusione sui reali dati di saturazione e questo non aiuta a fare chiarezza.

Partiamo proprio da questo: ieri è stata diffusa la notizia che, stando a uno studio della cabina di regia del Ministero della Salute e dell'Istituto superiore di sanità, ci sono dieci regioni a rischio. In particolare, Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Liguria, Lombardia, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria e Valle d'Aosta, hanno una probabilità da alta a massima di superare la soglia del 30 per cento di posti occupati nel prossimo mese. Il livello più alto di rischio è per Lombardia e Liguria. Dal Ministero della Salute però ieri hanno smentito questo scenario, ad oggi le due regioni con la percentuale più alta di posti occupati in terapia intensiva per Covid-19 hanno il 14-15 per cento, lontano dunque dal dato che fa scattare l'allarme. E anche le singole regioni hanno diffuso dei dati per dimostrare che non c'è saturazione.

Dall'Emilia-Romagna, ad esempio, spiegano: «Considerati i 61 pazienti ricoverati a oggi in terapia intensiva, il tasso di occupazione della nostra rete regionale disponibile è pari a circa il 10 per cento». Simile la posizione dell'Abruzzo, che secondo una ricerca di Altems avrebbe già esaurito i posti: «Non c'è nessuna emergenza. La Regione ha oltre 120 posti di terapia intensiva, 28 sono quelli aggiuntivi realizzati fino ad oggi. I ricoverati sono 11; quindi il 10 per cento circa del totale e poco più di un terzo dei posti aggiuntivi». Stesso ragionamento dalla Liguria: «Attivabili 250 posti, ne sono occupati 20-30». La verità sta nel mezzo: ad oggi non ci sono regioni con le terapie intensive esaurite, ma l'allarme della cabina di regia serve a dire attenzione, perché se continua questo ritmo di crescita il livello del 30 per cento di occupazione sarà presto superato.
Sulle terapie intensive, però, ieri è andato in scena lo scontro inedito tra il commissario Arcuri e le Regioni. Piccolo promemoria: il governo aveva varato un piano per attivare 3.553 nuovi posti che si andavano ad aggiungere ai 5.179 esistenti. È andato a rilento, e solo 1.449 nuovi letti sono pronti. Arcuri ieri ha partecipato alla Conferenza Stato Regioni e sottolineato di avere già distribuito 3.109 ventilatori, dunque un numero maggiore dei posti attivati. Con una lettera a tutti i presidenti ha chiesto a che punto sono i potenziamenti delle terapie intensive. Arcuri: «Che fine hanno fatto i 1.600 ventilatori ancora non usati? Abbiamo altri 1.500 disponibili, ma prima di distribuirli vorremmo vedere attivati i 1.600 posti letto di terapia intensiva per cui abbiamo già inviato i ventilatori». Secondo Arcuri la Campania prima del Covid aveva 335 posti letto di terapia intensiva, il governo ha inviato 231 ventilatori per le terapie intensive e 167 per le sub intensive. Oggi risultano attivati 433 posti, ma dovrebbero invece essere 566. Ai governatori l'attacco del commissario non è piaciuto. Dall'Emilia-Romagna ribattono che sono già stati attivati 618 dei 641 posti previsti. Dall'Abruzzo il presidente Marco Marsilio contrattacca: «La verità è che, di fronte a un'emergenza, sono state usate procedure lente, direi sovietiche. Ci hanno chiesto dei piani, dei contropiani, ala fine mi hanno assegnato i poteri da commissario solo da pochi giorni». Nel corso del vertice Regioni-Arcuri è emerso anche il problema del rifornimento delle mascherine, mentre sui tamponi il commissario, sempre nella lettera, incalza i governatori: abbiamo acquisito altri 5 milioni di test, come volete usarli?

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