Coronavirus, stretta sui voli: pronti a bloccare 3 nuovi Paesi

Coronavirus, stretta sui voli: pronti a bloccare 3 nuovi Paesi
di Mauro Evangelisti
4 Minuti di Lettura
Lunedì 13 Luglio 2020, 06:24 - Ultimo aggiornamento: 06:27

Tredici Paesi non bastano, la lista delle nazioni da cui non si può, per nessun motivo, raggiungere l'Italia, andrà allungata, con due o tre altre aree ad alta circolazione del virus. E non ci sarà solo il divieto di entrata, ma anche lo strumento del rimpatrio immediato e del respingimento come è successo ieri a 11 peruviani arrivati all'aeroporto di Fiumicino, via Madrid.

Coronavirus, picco di contagi. Ipotesi ricovero al Celio per 28 immigrati infetti

Turismo, tassa Covid negli hotel: chi cancella perde tutto, penali inasprite per le disdette

SCENARIO
Come sarà ampliata la lista delle nazioni con il semaforo rosso? A rischio divieto c'è di sicuro il Pakistan che ieri ha superato l'Italia come numero totale di contagiati e che l'altro giorno, su un aereo arrivato dal Qatar, ha mostrato quanto siano frequenti i casi positivi: su 40 pakistani sbarcati al Leonardo da Vinci, cinque erano infetti. Sotto osservazione anche l'India (da cui anche di recente sono arrivati numerosi casi di importazione), mentre il grande nodo è quello degli Stati Uniti: se si guarda all'andamento dell'epidemia (solo la Florida ieri 15mila nuovi positivi), non dovrebbero esservi dubbi; ma vi sono ragioni geopolitiche ed economiche che allungano i tempi della riflessione. Inoltre, mentre da nazioni come Bangladesh (prima del blocco totale), Pakistan o India quotidianamente rientrano in Italia immigrati che nel nostro Paese hanno un lavoro, una residenza o la famiglia, dagli Usa questo non avviene, anche perché le ragioni legate al turismo restano comunque escluse. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, parlerà di tutto questo domani in Senato, con un intervento che si intreccia con il Dpcm sui divieti dell'11 giugno che sarà rinnovato sino alla fine del mese e con il tema più scottante, la proroga dello stato di emergenza fino al 31 dicembre. Su questo c'è in corso una riflessione nel Governo, e nella delibera che presto arriverà al consiglio dei ministri si sta pensando a una soluzione che ridimensiona le polemiche: proroga fino al 31 ottobre.
Senza i casi di importazione - stranieri entrati regolarmente negli aeroporti ma anche nei confini terrestri italiani ma poi risultati contagiati, oggi il nostro Paese sarebbe vicino a quota zero nuovi casi positivi. Regioni come la Liguria meno toccate da questo fenomeno ieri non avevano neanche un nuovo infetto; altre come Veneto, Emilia-Romagna e Lazio si trovano con decine di nuovi contagiati. Per questo motivo domani il ministro della Salute, Roberto Speranza, in Senato, parlerà della necessità di inserire nel Dpcm anche l'ordinanza sul divieto assoluto per alcuni paesi, che altrimenti scadrebbe proprio domani. I 13 Paesi nella lista attuale vengono considerati «al di sotto dei coefficienti minimi di sicurezza: percentuale di incidenza e coefficiente di resilienza». Tra i provvedimenti su cui si punta, c'è anche al rimpatrio immediato. Gli uffici del Ministero della Salute, in queste ore, stanno studiando l'andamento dell'epidemia nel resto del mondo, proprio per fornire a Speranza dati consolidati sui Paesi a rischi. Il ministro ieri ha ricordato che, con oltre 220mila casi giornalieri nel mondo, non si può neppure lontanamente pensare che il peggio sia passato. In Parlamento spiegherà: siamo ancora in una fase difficile, non possiamo permetterci di abbassare la guardia; servono più controlli alle frontiere e poi attenzione su comportamenti.
Il resto del Dpcm dell'11 giugno, che verrà prorogato fino alla fine del mese di luglio, non prevede grandi sorprese: resta l'obbligo di indossare la mascherina all'interno dei luoghi chiusi, permane lo stop alle discoteche al coperto; no a sagre e fiere; nei ristoranti deve proseguire il distanziamento. Ma c'è un altro nodo, che è collegato da vicino anche al tema degli stranieri che entrano in Italia. Tutti, salvo chi arriva da Paesi dell'Unione europea, devono restare in quarantena per due settimane, ma i casi di violazione ormai sono numerosi. Il ministro ribadirà la sanzione penale a chi viola la quarantena obbligatoria. «Misura indispensabile in questa fase di aumento contagi da importazione». Ormai si può dire: dopo la riapertura delle frontiere (sia pure a determinate condizioni e con l'obbligo di quarantena) c'è stata una sorprendente sottovalutazione dei casi di importazione, si è pensato che i termoscanner per misurare la febbre e l'isolamento fiduciario potessero evitare il caos. Ma gli arrivi di contagiati dalle aree dove Sars-CoV-2 è fuori controllo sta riaccendendo l'epidemia. Un esempio: ieri nel Lazio 20 casi positivi, ma 16 arrivavano da Bangladesh, Ucraina, Montenegro, Messico e Afghanistan.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA