Bataclan, la talpa italiana a processo con i ladri della Ragazza di Banksy

Bataclan, la talpa italiana a processo con i ladri della Ragazza di Banksy
di Teodora Poeta
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Giovedì 10 Marzo 2022, 08:57

Era rimasta lì, visibile dalla strada, perché doveva rimanere accessibile a tutti, in memoria delle 90 vittime dell'attentato terroristico nel teatro di Parigi. E lì è tornata dopo essere stata ritrovata in un casolare abbandonato in provincia di Teramo, a quasi 1.500 chilometri di distanza. Si sono concluse le indagini degli inquirenti francesi sul furto del pannello di Banksy La ragazza in lutto da una delle porte d'emergenza del Bataclan di Parigi. In 7 andranno a processo, accusati in concorso di ricettazione. Si tratta di sei cittadini magrebini residenti in Francia e di un albergatore 57enne di Tortoreto, in provincia di Teramo (difeso dall'avvocato Luca Di Edoardo, ndr).
È proprio nel sottotetto del casolare di proprietà dell'albergatore, che si trova a Sant'Omero quasi al confine con le Marche, che il 10 giugno del 2020 i carabinieri durante una perquisizione ritrovarono avvolta in un telo nero l'opera del famoso street artist dal grande valore economico. Da parte sua, l'albergatore ha sempre collaborato sia con gli inquirenti italiani, sia con quelli francesi, sottoponendosi, a marzo di un anno fa, anche ad un interrogatorio di prima comparizione in videoconferenza con il giudice istruttore.

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LA DIFESA
Il 57enne si è sempre difeso, sostenendo di aver ricevuto in consegna quel pannello coperto di cui non conosceva però il contenuto da un amico magrebino, suo cliente da anni, pure lui adesso finito a processo per ricettazione. I due erano diventati amici e l'albergatore altre volte in passato gli aveva mantenuto materiali che poi erano stati spediti in Francia. A quanto pare il magrebino stava costruendo e arredando una casa, all'interno della quale voleva mobili e materiali made in Italy. O forse questo potrebbe essere stato un racconto per irretire l'albergatore, usato come base in Italia per piazzare l'opera in un posto sicuro prima di essere rivenduta probabilmente, come hanno sempre sospettato gli inquirenti, per finanziare il terrorismo islamico. Ma qualcosa è andato storto e il pannello è rimasto lì, spostato da un garage del B&B al sottotetto del casolare di Sant'Omero dov'è stato ritrovato.
A riprendere la banda, armata di smerigliatrici e incappucciata mentre la notte tra il 25 e il 26 gennaio del 2019 rimuoveva quel pannello da una delle porte d'emergenza del Bataclan di Parigi, c'era una telecamera di videosorveglianza del locale.

Al momento la data del processo non è stata fissata. Subito dopo quel furto è stato lo stesso Bataclan a dare l'annuncio, con i primi arresti scattati in Francia qualche giorno dopo il ritrovamento. Inizialmente il fascicolo era affidato alla Distrettuale dell'Aquila, dopodiché è stato inviato, per competenza territoriale in Francia, dove la prima ipotesi investigativa era per un reato diverso, la banda armata, che nell'ordinamento penale d'oltralpe rientra tra i cosiddetti crimini. Il processo ai 7 imputati si terrà di fronte a un collegio di giudici.


LA RICOSTRUZIONE
Nella ricostruzione fatta dagli inquirenti sembrerebbe che alcuni magrebini abbiano avuto il ruolo di prelevare materialmente il pannello di Banksy, altri, invece, di trasportarlo in Italia in un lungo viaggio senza soste. Ma dalle intercettazioni il casolare di Sant'Omero non risulterebbe un covo dei magrebini, se non un semplice appoggio. Dopo il dissequestro, in una data simbolica, il 14 luglio, giorno di festa nazionale in Francia, nel 2020 La ragazza in lutto è stata riconsegnata ai francesi dopo essere stata esposta, nel corso di una cerimonia, nel salone d'Ercole di palazzo Farnese a Roma.
Simbolo delle vittime delle stragi terroristiche di Parigi, è diventata anche un po' il motivo di una nuova unione tra Italia e Francia. Era stato lo stesso Bataclan a spiegare come «l'essenza stessa dell'arte urbana è quella di dare vita a un'opera d'arte in un ambiente particolare e noi siamo convinti che questa opera aveva senso solo in questo particolare luogo. Questa è la ragione per la quale noi l'avevamo lasciata lì, libera, sulla strada, accessibile a tutti».

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