Autostrade, nazionalizzazione e Atlantia fuori entro un anno

Autostrade, nazionalizzazione e Atlantia fuori entro un anno
di Andrea Bassi
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Mercoledì 15 Luglio 2020, 06:31 - Ultimo aggiornamento: 07:36

La trattativa tra il governo e Autostrade, e all'interno dello stesso governo, è durata fino all'ultimo minuto. Ed è stata frenetica. Dopo un pomeriggio di negoziati con la società, il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, si è presentato in Cdm con un'ultima offerta: l'ingresso di Cdp in Autostrade tramite un aumento di capitale e la successiva quotazione in Borsa della società, in modo da portare all'uscita della famiglia Benetton entro un anno o alla sua diluizione al 10%. Insomma, in questo modo Autostrade diventerebbe una società non più riconducibile al gruppo di Ponzano Veneto. Una via d'uscita onorevole per i Cinquestelle attraverso un'operazione rispettosa del mercato come chiesto da Autostrade. Ma Conte ha chiesto di più. Il negoziato è proseguito sull'indennizzo da 7 miliardi previsto dall'articolo 35 del milleproroghe. Ed è stato durissimo. Conte ha chiesto che la società firmasse in toto l'accordo transattivo. Compresa dunque anche la manleva per i funzionari dei ministeri. Un'apertura su questo già c'era stata da parte di Aspi.

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L'amministratore delegato, Roberto Tomasi, dopo la lettera del 10 luglio nella quale accettava quasi tutte le condizioni poste dal governo per scongiurare la revoca, a partire dai 3,4 miliardi di risarcimenti, ha mandato un'altra missiva a Palazzo Chigi, Tesoro e ministero delle infrastrutture. Autostrade si è resa disponibile a cercare qualche soluzione anche sulla manleva dei funzionari dei ministeri (ce ne sono 21 indagati) per le responsabilità civili legate alla caduta del Ponte Morandi. Le due società, che ieri mattina avevano convocato i consigli di amministrazione in attesa delle decisioni del governo, hanno riaggiornato i board a questa mattina in attesa delle decisioni del Consiglio dei ministri notturno. Il partito della revoca, capitanato dal Movimento Cinque Stelle, ha continuato a spingere in questa direzione, provando anche a puntare su un commissariamento della società in stile Ilva. Ma non si è dimostrata una via semplice. Le basi giuridiche erano fragili. Sarebbe servito un decreto legge. Il governo avrebbe dovuto esplicitare quali erano le indifferibili motivazioni di urgenza che avrebbero comportato la nomina di un Commissario tramite decreto. Questa scelta sarebbe caduta a ormai due anni di distanza dal crollo del Ponte Morandi e con un management che, in Aspi è stato completamente rinnovato da circa un anno. Il Gruppo Atlantia sarebbe stata favorita nel supportare i contenziosi nei confronti dello Stato. Si sarebbe creato tra l'altro un inevitabile conflitto di interessi, che sarebbe diventato ancora più palese nella rappresentanza della società davanti ai tribunali amministrativi, civili e penali.

Ma se la strada del commissariamento non era agevole, quella della revoca lo resta ancor di più. Solo ieri si è scoperto che il ministro delle Infrastrutture, Paola De Micheli, a marzo aveva inviato una lettera al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nella quale chiedeva di prendere una decisione sulla questione di Autostrade, sconsigliando la revoca e spingendo invece per una soluzione «transattiva». La ragione è semplice. Nella lettera è citato un parere dell'Avvocatura dello Stato che non esclude che in un eventuale contenzioso, nazionale e internazionale, i giudici possano dar ragione ad Autostrade condannando lo Stato a pagare l'intero risarcimento quantificato in 23 miliardi di euro.
Il cerino, insomma, è in mano al governo. Conte ieri prima del consiglio dei ministri ha convocato i capi delegazione per tentare una mediazione. Riunione poi saltata, sostituita da una serie di riunioni ristrette soprattutto con Gualtieri. I ministri dell'economia e delle infrastrutture, non avevano intenzione di apporre la propria firma al decreto interministeriale che sarebbe necessario per la revoca. Hanno chiesto che la decisione fosse di tutto il Cdm.

LA RICHIESTA
Gli investitori esteri sono alla finestra e guardano perplessi. I governo cinese ha anche chiesto informazioni all'ambasciatore italiano su cosa stia accadendo, sempre considerando la partecipazione del suo fondo sovrano al capitale della società. Ieri in Borsa il titolo di Atlantia ha tentato un rimbalzo dopo il crollo del giorno prima, ma è riuscita a recuperare solo uno 0,75 per cento.
Sull'ingresso della Cassa depositi e prestiti nel capitale della società con la conseguente nazionalizzazione, restano alcuni nodi. Prima di poter avanzare qualsiasi proposta per un ingresso nel capitale del concessionario della rete autostradale italiana, la Cdp ha bisogno di avere certezze sulla nuova convenzione e sul piano tariffario. Se i pedaggi dovessero ricevere dei tagli consistenti, l'investimento potrebbe non essere »profittevole». E sarebbe un problema non da poco per la Cassa investire il risparmio postale in un business non remunerativo.

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