Antonio Di Fazio, manager arrestato, indagine su presunta rete di complici: «Abusi per anni. Foto di decine di ragazze»

Manager arrestato, indagine su presunta rete di complici: «Abusi per anni. Foto di decine di ragazze»
Manager arrestato, indagine su presunta rete di complici: «Abusi per anni. Foto di decine di ragazze»
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Lunedì 24 Maggio 2021, 21:14 - Ultimo aggiornamento: 22:36

Vanno avanti le indagini attorno ad Antonio Di Fazio, l'imprenditore arrestato tre giorni fa a Milano per aver narcotizzato e violentato una studentessa 21enne. Si indaga su una presunta «rete» di complici, che potrebbero averlo aiutato anche a contattare le ragazze. Già più di una decina di giovani avrebbero contattato gli investigatori e dalle analisi del suo 'archivio fotografico' emerge che presunti abusi risalirebbero a diversi anni addietro. Oggi tre ragazze hanno confermato, sentite per 8 ore, il «modus operandi» di Di Fazio che passava attraverso offerte di lavoro. Avrebbero anche detto di aver avuto «paura» a denunciare perché anche «minacciate».

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Gli inquirenti: «Soggetto molto pericoloso»

Di Fazio viene definito dagli inquirenti un «soggetto molto pericoloso» e le indagini ora stanno puntando ad accertare se attorno a lui ci fosse una «rete» di altre persone «pericolose» e complici negli abusi. L'imprenditore, infatti, oltre ad avvalersi di amici e collaboratori, anche per arrivare a contattare le ragazze, tutte studentesse dalla vita 'ordinarià e solo alla ricerca di un lavoro, intratteneva rapporti con 'personaggi ambiguì e millantava, poi, contatti pure con ambienti della criminalità organizzata.

Per ora, sono arrivate almeno una decina di chiamate da parte di altrettante ragazze agli investigatori, che andranno comunque verificate. Alcune di loro si sono dette spaventate e hanno spiegato di aver paura di mettere la loro versione a verbale. Tutti racconti, comunque, che poi andranno vagliati con la ricerca di riscontri. Tuttavia, nei dispositivi informatici del manager sono state trovate già una sessantina di immagini che riguardano molte giovani, ma il lavoro di recupero sta portando mano a mano ad individuarne diverse altre. Le tre ragazze sentite oggi dall'aggiunto Letizia Mannella e dal pm Alessia Menegazzo hanno messo a verbale lo stesso modo di agire da parte del manager: l'offerta di lavoro, l'invito a casa, l'avvelenamento con dosi impressionanti di benzodiazepine, gli abusi e le fotografie. Anche in questi racconti, a quanto si è saputo, è venuto a galla il timore che avevano di denunciare quell'imprenditore, che girava con una pistola (in realtà era finta) e che parlava di criminali a cui avrebbe potuto rivolgersi. I verbali di oggi, invece, saranno seguiti a breve dalle denunce delle giovani.

Decine di ragazze nel suo "archivio fotografico"

Per molte ore, con lo choc anche di doversi riconoscere nelle immagini conservate dal loro presunto aguzzino, altre tre ragazze, anche loro ventenni e studentesse, si sono fatte forza e oggi hanno messo a verbale davanti ai pm quello che riuscivano a ricordare dei presunti abusi che avrebbero subito da Antonio Di Fazio. Con uno «schema» molto simile a quello del sequestro e della violenza sulla 21enne, che lo ha già denunciato e per il quale è finito in carcere tre giorni fa: l'invito in azienda e poi nella sua casa lussuosa in centro a Milano, con l'offerta di uno stage formativo, e in seguito i tranquillanti a dosi massicce nelle bevande per renderle incoscienti, violentarle e fotografarle.

L'imprenditore resta in silenzio

L'imprenditore del settore farmaceutico, 50 anni, ormai ex amministratore della Global Farma, intanto, difeso dal legale Rocco Romellano, ha scelto di rimanere in silenzio e di non rispondere alle domande del gip di Milano Chiara Valori. «È molto confuso e provato - ha spiegato il difensore - non sta bene, io l'ho sempre conosciuto come una persona cordiale, onesta e tranquilla, ma poi non posso sapere se avesse una doppia vita, non è mai trapelato nulla a riguardo». È possibile che la difesa possa avanzare un'istanza di perizia psichiatrica, anche perché, come messo in luce pure dal legale, il quadro delle accuse è «molto grave». Anche se per il difensore sarà importante nei prossimi giorni riuscire a vedere a San Vittore quello che il gip ha definito nell'ordinanza «moderno Barbablù» per capire se sarà possibile «scardinare» le contestazioni o semmai chiedere un interrogatorio all'aggiunto Letizia Mannella e al pm Alessia Menegazzo, titolari dell'inchiesta condotta dai carabinieri. Per ora, l'unico tentativo di difesa agli atti resta quello in indagini e con cui Di Fazio tentò di «infangare» la 21enne, parlando di una tentata estorsione ai suoi danni e cercando di usare anche le dichiarazioni compiacenti dei suoi familiari.

Le immagini delle ragazze come trofei

Nel frattempo, con le ultime analisi su altri dispositivi informatici sequestrati al manager dopo l'arresto sono state trovate immagini, sempre come agghiaccianti «trofei» da lui custoditi, di possibili 'nuove' presunte vittime, oltre alle altre quattro giovani, le cui fotografie sono state rintracciate nel suo telefono (oltre 50 in totale). Mentre in Procura per tutto il giorno, nell'ufficio dell'aggiunto Mannella, già tre studentesse - ragazze dalla vita 'ordinaria' come precisato dagli inquirenti - hanno raccontato, alla presenza pure degli investigatori, come sarebbero state attirate nella 'retè dell'imprenditore per poi finire «avvelenate», un modo che Di Fazio usava per cancellare i ricordi delle violenze che metteva in atto. Tanto che, quando tre giorni fa le ragazze hanno saputo dell'arresto e dopo l'appello della Procura, si sono rivolte subito ai carabinieri della Compagnia Porta Monforte e del Nucleo investigativo, pronte a denunciare. E altre potrebbero presto aggiungersi. Il lavoro di raccolta di verbali, testimonianze e denunce e di identificazione di altre vittime (potrebbero essere ben più di cinque) è solo all'inizio. Proprio per definire al meglio nuove contestazioni a carico dell'imprenditore. Lavoro di indagine che passa pure per le analisi dei tabulati telefonici che potrebbero provare gli altri incontri avuti da Di Fazio, alla ricerca di ragazze di cui abusare, almeno «dallo scorso ottobre». Lui che, nel frattempo, millantava conoscenze importanti, si faceva passare per agente segreto e aveva ereditato la sua fortuna imprenditoriale da quella dei genitori. Era attivo anche in campo immobiliare e anni fa era finito vittima di usura in un'inchiesta sul clan della 'ndrangheta Valle-Lampada, con cui aveva intessuto legami.

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