2 giugno 2020, Mattarella al cimitero di Codogno depone una corona per le vittime di Covid: «Da qui riparte Italia del coraggio»

Codogno in festa aspetta Mattarella: «La fine di un incubo»
Codogno in festa aspetta Mattarella: «La fine di un incubo»
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Martedì 2 Giugno 2020, 10:45 - Ultimo aggiornamento: 16:01

Finalmente Codogno è in festa. Dopo tre mesi di «incubo» - come il sindaco Francesco Passerini ha definito l'emergenza coronavirus -, oggi accoglie il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Qui nella casa comunale di Codogno oggi - come poche ore fa a Roma all'Altare della Patria - è presente l'Italia della solidarietà, della civiltà, del coraggio. In una continuità ideale in cui celebriamo ciò che tiene unito il nostro Paese: la sua forza morale. Da qui vogliamo ripartire. Con la più grande speranza per il futuro», ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella  arrivato nel comune del Lodigiano in cui è stato scoperto il primo caso italiano di Coronavirus nella notte fra il 20 e il 21 febbraio scorso, accolto dall'applauso caloroso e dalle grida di 'graziè della gente che ha riempito la piazza principale per riuscire a vederlo e fargli una foto.
Ad accoglierlo il sindaco Francesco Passerini, presidente della Provincia di Lodi, il presidente della Lombardia Attilio Fontana, il prefetto Marcello Cardona. Nel cortile interno del Comune Mattarella parteciperà a un incontro anche con i sindaci dei comuni della zona rossa del Lodigiano, il vescovo monsignor Maurizio Malvestiti e alcuni rappresentanti dei volontari. Poi al cimitero esporrà una corona di fiori sulla targa dedicata alle vittime del Coronavirus.

IL DISCORSO «Da Codogno, dove è iniziato il nostro percorso di sofferenza, vogliamo ribadire i valori della Costituzione, ricordando nuovamente i tanti nostri concittadini morti per il coronavirus e rinnovando grande solidarietà ai loro familiari e alle loro comunità. Oggi si ritrova la Repubblica», ha detto il presidente Sergio Mattarella parlando a Codogno. «Questo è tempo di un impegno che non lascia spazio a polemiche e distinzioni. Tutti siamo chiamati a lavorare per il Paese, facendo appieno il nostro dovere, ognuno per la sua parte. Non andrà dimenticato quanto, in questi mesi, hanno fatto, con generosa abnegazione, tanti medici, infermieri, personale impegnato nei diversi ruoli della sanità, farmacisti. Lungi dal sottrarsi al proprio compito, hanno contrastato l'epidemia con coraggio, sovente ponendo a rischio la propria salute. Molti sono rimasti vittime del loro senso del dovere. Non vi sono parole sufficienti per esprimere quanta gratitudine meritino da parte di tutti gli italiani».
«In Italia - prosegue - per primi in Europa e in tutto il mondo occidentale, siamo stati investiti da un fenomeno di inimmaginabile velocità di diffusione, sconosciuto anche alla scienza, nei suoi caratteri, nelle sue modalità di trasmissione, nei suoi effetti sull'organismo. Chi si è trovato ad affrontarlo - nei diversi ruoli - ha dovuto procedere spesso per tentativi di fronte all'imprevedibilità del comportamento dell'epidemia, non esistendo né farmaci specifici, né consolidate valutazioni scientifiche, né indicazioni di esperienza, che consentissero previsioni adeguate, né strutture proporzionate alla dimensione del contagio».


Il Comune di Codogno ha deciso di stabilire che il 21 febbraio sia il giorno per ricordare le vittime del coronavirus, «ci auspichiamo diventi il giorno nazionale». Lo ha detto nel saluto al Capo dello Stato, Sergio Mattarella nel municipio di Codogno Il sindaco della città Francesco Passerini. 


Da una torretta su piazza XX settembre, di fronte all'ingresso del municipio è stata srotolata una lunghissima bandiera italiana. La piazza è stata transennata con nastro tricolore e chi vuole vedere il presidente si mischia ai giornalisti, alle forze dell'ordine e a chi semplicemente ha deciso di andare al mercato che si svolge nella zona accanto.




GLI ABITANTI «Abbiamo voglia di ripartire e tornare a riprenderci la nostra vita. E questo - ha spiegato Passerini - è il primo momento in cui pensiamo ad altro rispetto all'invio che ci ha colpito». Al presidente verrà mostrato un video sull' emergenza nella zona rossa che racconta il lavoro «encomiabile dei volontari che hanno messo a disposizione tutto» con «uno spirito di unità che continua». «In tutte le disgrazie - ha concluso - c'è qualcosa che dobbiamo imparare» in questo caso «la forza della comunità». 

 

 

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