Il coronavirus resiste nelle mascherine fino a 4 giorni: «Buttare quelle monouso, lavare subito le riutilizzabili»

Il coronavirus resiste nelle mascherine fino a 4 giorni: «Buttare quelle monouso, lavare subito le riutilizzabili»
Il coronavirus resiste nelle mascherine fino a 4 giorni: «Buttare quelle monouso, lavare subito le riutilizzabili»
3 Minuti di Lettura
Venerdì 22 Maggio 2020, 10:59 - Ultimo aggiornamento: 18:54

Il virus Covid-19 può rimanere all'interno del tessuto delle mascherine fino a quattro giorni di seguito. È quanto spiega il rapporto dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss) dal titolo «Raccomandazioni ad interim sulla sanificazione di strutture non sanitarie nell'attuale emergenza Covid-19», pubblicato sul portale.

Riguardo alla stabilità nel tempo del SARS-CoV-2 su differenti superfici il rapporto rileva come nello strato interno delle mascherine chirurgiche le particelle infettanti sono state rilevate fino a 4 giorni dopo. «I dati riportati sono il frutto di evidenze di letteratura scientifica - spiega sul sito di Leggo.it Paolo D'Ancona, medico epidemiologo dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss) - ma vanno declinate in base alle situazioni ambientali, ad esempio i coronavirus resistono meglio a temperature basse e in ambienti umidi. Il fatto che sopravvivono, inoltre, non significa di per sé che trasmettano la malattia: se ci sono poche particelle virali, infatti, la carica infettante è minore. Purtroppo però non si conosce quale sia la dose minima per infettare, anche perché dipende anche dalle difese immunitarie dei singoli individui. Pertanto, bisogna stare sempre molto attenti».

LEGGI ANCHE: Mascherine e guanti, come smaltirle a casa e a lavoro: non vanno nei cestini di bagno o scrivania

«Le mascherine lavabili - prosegue D'Ancona - vanno usate una volta sola e poi messe subito in lavatrice, senza poggiarle sui mobili. Quelle monouso vanno gettate nella raccolta indifferenziata subito dopo l'utilizzo. In entrambi i casi vanno toccate solo sugli elastici, lavandosi prima e dopo le mani. Attenzione infine a non gettarle a terra, il rischio infettivo è minimo ma l'impatto sull'ambiente è alto».

Il rapporto precisa, inoltre, la distinzione tra termini oggi molto utilizzati, come la sanificazione, un «complesso di procedimenti e operazioni» di pulizia che comprende il ricambio d'aria in tutti gli ambienti, e la disinfezione, ovvero il trattamento per abbattere la carica microbica che va effettuato utilizzando prodotti disinfettanti autorizzati dal Ministero della Salute.

C'è poi la detersione, che consiste nella rimozione dello sporco ed è un'azione necessaria prima della disinfezione, perché «lo sporco è ricco di microrganismi che vi si moltiplicano e sono in grado di ridurre l'attività dei disinfettanti». I prodotti che vantano un'azione disinfettante, ovvero in grado di uccidere patogeni, infine, «non vanno confusi con detergenti e igienizzanti». Per questi ultimi, infatti, non è prevista alcuna autorizzazione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA