Coronavirus, corriere muore a 59 anni. La moglie: «Usava guanti e mascherine, era terrorizzato»

Nicola Omiciuolo, 58enne di Spresiano, corriere espresso per Ups, si è dovuto arrendere al nuovo coronavirus
Nicola Omiciuolo, 58enne di Spresiano, corriere espresso per Ups, si è dovuto arrendere al nuovo coronavirus
di Annalisa Fregonese
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Lunedì 13 Aprile 2020, 09:24 - Ultimo aggiornamento: 10:38

Nonostante l'emergenza aveva continuato senza tregua a lavorare e a effettuare le consegne, andando di fabbrica in fabbrica e di casa in casa. Ma il rischio di un possibile contagio lo terrorizzava nonostante seguisse con precisione maniacale ogni disposizione sull'uso di guanti, mascherine e gel igienizzanti. Ma tutto ciò non è bastato. Nicola Omiciuolo, 58enne di Spresiano, corriere espresso per Ups, si è dovuto arrendere al nuovo coronavirus.

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L'uomo, fratello del sindacalista Candido Omiciuolo, ex sindacalista dalla Fiom mancato due anni fa, si è spento venerdì dopo tre settimane di lotta contro il Covid - 19. «Guanti, mascherine, disinfettanti, mio marito non trascurava nulla racconta distrutta dal dolore la moglie Ivana -. Stava molto attento. È successo tutto così in fretta che non abbiamo neanche avuto il tempo di riflettere assieme, di chiederci dove potesse esser stato contagiato. Del resto, con il suo lavoro, Nicola entrava in contatto con molte persone. Erano ventidue anni che faceva il corriere, prima per Sda, adesso per Ups. Si pensa poco al lavoro dei corrieri, che sono sempre in giro, specie di questi tempi che vedono tantissimi acquisti fatti on line, tante consegne direttamente nelle aziende, nelle case. Non avrai mai immaginato che avrei perso Nicola in questo modo. A breve avrebbe compiuto 59 anni, non gli mancava molto alla pensione». 

I TIMORI
Originario di Fontanelle, Omiciuolo si occupava delle consegne nella zona di Oderzo, sia in città che in zona industriale. E in quest'ultimo mese aveva espresso grande preoccupazione, era come se si sentisse in pericolo. Tant'è che aveva deciso di mettersi in ferie. «Era circa il 20 marzo quando Nicola ha deciso di prendersi una settimana - continua la moglie -. Nemmeno il tempo di riposarsi un po' che ha subito cominciato a sentirsi male. Gli è salita la febbre a quaranta, ma senza problemi respiratori. Ma neanche con la tachipirina andava giù. Volevo portarlo in ospedale, ma la sua dottoressa, durante le videochiamate, ci ha sempre detto che il protocollo prevedeva di andare avanti così, con le cure a casa, non essendoci altri sintomi». Omiciuolo pochi giorni dopo raggiunge l'ospedale per effettuare una radiografia. Si regge a stento in piedi e l'accertamento è impietoso: polmonite causata da Covid - 19. «Mi ha chiamato poche ore dopo, dicendomi che lo ricoveravano. Era un mercoledì, da quel giorno non l'ho più potuto rivedere di persona». 

IL DOLORE
I contatti successivi sono solo al telefono. «Ci siamo sentiti al cellulare, ma il decorso della malattia è stato rapidissimo: prima gli davano l'ossigeno, poi gli hanno messo il casco e infine, il 22 marzo, lo hanno intubato». Immenso è il dolore della moglie Ivana, del figlio Alex di non aver più potuto riabbracciare, salutare per l'ultima volta il loro marito e papà, morto nel giorno di venerdì santo. Un dolore indicibile anche per la mamma Fernanda, che abita a Fontanelle. «Adesso fa sapere la moglie Ivana sono in lista d'attesa anche per la cremazione. Non possiamo fare il funerale. Spero soltanto che, per quando si passerà alla fase 2, Nicola possa almeno avere un ultimo saluto come si deve». Il dolore ha sconvolto nelle ultime ore anche la comunità di Tarzo, dov'è mancata la 61enne Emanuela Franchini. Era la moglie del medico di famiglia Fabrizio Caravita con studio a Corbanese.

Franchini è la seconda vittima del Covid-19 che si registra in paese. Il cuore della donna, che già aveva dei problemi di salute aggravati dal virus, si è fermato nella notte tra giovedì e venerdì. La notizia del suo decesso, sebbene nella massima discrezione, si è subito diffusa in paese che si è stretto attorno alla famiglia Caravita. Persona riservata, Emanuela era però conosciuta essendo la moglie dello storico medico di famiglia del paese, che aveva avuto anche un trascorso amministrativo durante il mandato del sindaco Dalla Bona e poi aveva sfidato, per il ruolo di sindaco, Gianangelo Bof. Da alcuni giorni la 61enne aveva manifestato difficoltà respiratorie ed era stata trattata dal marito in casa, fino a quando le sue condizioni sono improvvisamente peggiorate e si è reso necessario il ricovero in ospedale scoprendo la positività al coronavirus. Oltre al marito, lascia due figli. L'addio sarà dato in forma privata nel veronese, territorio d'origine della famiglia.

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