Otto giorni fa Manuel Bortuzzo si preparava a trascorrere il sabato sera con gli amici ora dal reparto di Terapia intensiva del San Camillo dov'è ricoverato si domanda: «Come hanno potuto due uomini con i figli piccoli sparare contro di me?». Lenta, eppure puntale, si fa largo la presa di coscienza per quanto accaduto. La giovane promessa del nuoto è forte, lo ha dimostrato fin dall'inizio. Fin da quando ha riaperto gli occhi e compreso di non poter muovere le gambe: «Tornerò presto» ha ripetuto soltanto giovedì in un audio messaggio. Ma con chi lo va a trovare, tra le chiacchiere e i sogni per il futuro che questa tragedia non è riuscita a scalfire si insinuano anche quelle domande lecite che tuttavia rischiano di restare senza soddisfacenti risposte.
«NON ME NE CAPACITO»
Ieri, Manuel chiedeva ad uno dei suoi allenatori, Christian Galenda, dei due attentatori. «Era stupito spiega Galenda uscendo dalla Terapia intensiva dal fatto che giovani padri di famiglia con bambini nati da poco abbiano potuto agire con tale ferocia. Non se ne capacita». Marinelli era molto legato allo zio morto a Rebibbia nel 2017 dove era rinchiuso per spaccio e detenzione di stupefacenti, boss ritenuto vicino ai clan Guarnera e Iovine, e per cui la prefettura vietò (e blindò) un funerale show stile Casamonica. Il 25enne Lorenzo era sotto osservazione della Finanza tanto che i baschi verdi lo avevano bloccato, a gennaio, con alcune dosi di cocaina e una pistola che, prima dell'arrivo degli agenti, aveva ceduto al suo socio in affari il quale fu arrestato e l'arma sequestrata. Allora l'ipotesi investigativa era che Marinelli avesse nella sua disponibilità più armi, pagando la retta a incensurati che le custodivano, e che utilizzava, alla bisogna, per terrorizzare chi non pagava la droga. Anche Daniel fu denunciato per detenzione di stupefacenti. Da parte sua Manuel continua a lottare e non è da solo. Ieri pomeriggio all'Axa, il quartiere dov'è stato ferito, i residenti sono scesi in strada in una fiaccolata di vicinanza al giovane la cui prognosi resta ancora riservata. Accanto al diciannovenne c'è la famiglia ma anche dagli psicologi del San Camillo. Le sue condizioni cliniche restano stazionarie: ieri i sanitari hanno continuato a drenare i polmoni, uno dei quali colpito da quella maledetta pallottola.