L'unica cosa che noi rileviamo è la condotta appropriativa rispetto a somme che servivano per il sostentamento delle missioni, prevalentemente per quelle estere dei Camilliani.
Riteniamo sia stata una condotta significativamente grave». Il vescovo della Diocesi di Acireale, mons. Antonino Raspanti, si è detto «molto amareggiato» ed ha aggiunto: «Posso comprendere le fragilità umane, ma sono amareggiato per questo gesto un pò nascosto, di questo appropriarsi. Non è proprio per niente bello». Mons. Raspanti ha precisato di «non avere giurisdizione sui Camilliani, con i quali, essendo sul territorio, la Diocesi «si coordina per alcune attività». «Conosco bene il rettore - ha aggiunto mons. Raspanti - perchè a dicembre gli avevo affidato una serie di regali per fare un'asta di beneficenza. Sono andato con lui al pranzo di natale con i poveri però ero ignaro completamente di qualunque tipo di difficoltà da parte sua». Il vescovo della Diocesi di Acireale ha aggiunto di essere «sollevato» dall'aver saputo che i soldi dati dalla Diocesi, che finanzia in parte la mensa dei poveri dei Camilliani, «non sono andati in quel gruzzolo«. »Questo - ha concluso - è stato un minimo di sollievo ma sono molto amareggiato».