In un sondaggio condotto su 135 studenti ha scoperto che chi utilizzava continuamente i telefoni - ovvero sostituiva l'interazione faccia a faccia con una comunicazione in cui il linguaggio del corpo non può essere interpretato - aveva più elevati livelli di senso di isolamento, depressione e ansia.
Quegli stessi studenti erano propensi, mentre studiavano e mangiavano, a guardare smartphone in una condizione di «semi-tasking», in cui si svolgono più compiti insieme ma si ottiene la metà del risultato che si otterrebbe focalizzandosi su uno alla volta. Il motivo? I push ci fanno sentire obbligati a guardarli perché attivano gli stessi percorsi neuronali nel nostro cervello che una volta ci avvisavano di un pericolo imminente, come l'attacco di un predatore. «Ma ora - spiega Peper - siamo dirottati, dagli stessi meccanismi che una volta ci proteggevano, verso le informazioni più banali».