Sbagli a fare la differenziata? «Rischi di mangiare plastica». Ecco perché

Sbagli a fare la differenziata? «Rischi di mangiare plastica». Ecco perché
Sbagli a fare la differenziata? «Rischi di mangiare plastica». Ecco perché
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Lunedì 16 Aprile 2018, 18:59
Il 5% dei rifiuti organici raccolti in Italia con la differenziata è plastica. Plastica buttata nel bidone dell'umido per disattenzione o per negligenza, oppure plastica di sacchetti non biodegradabili, usati al posto di quelli compostabili previsti dalla legge. Lo rivela uno studio del Consorzo Italiano Compostatori (Cic) che riunisce le aziende che trasformano la spazzatura umida in biogas e in fertilizzante biologico compost. Il risultato di questa differenziata fatta male dai cittadini? La plastica si frantuma e finisce nel compost, contaminando il terreno con sostanze chimiche e microparticelle. Tutte queste porcherie vengono assorbite dalle piante e finiscono sulle nostre tavole, attraverso le verdure o la carne di animali che mangiano l'erba. A un convegno a Kassel, in Austria, il Cic ha presentato i risultati di 45 analisi effettuate su 27 impianti. I monitoraggi hanno rivelato che la contaminazione della frazione organica raccolta in Italia ammonta al 4,9%. Si tratta primariamente di plastica non compostabile. Il 44% dei sacchetti usati per raccogliere i rifiuti umidi sono ancora in plastica tradizionale. Eppure, è dal 2006 che per legge in Italia i sacchetti destinati alla raccolta dell'umido domestico devono essere realizzati con materiali biodegradabili (che si degradano naturalmente in 6 mesi) e compostabili (che si disintegrano in compost in 3 mesi).

Una recente ricerca della American Association for the Advancement of Science ha rilevato microplastiche in tutti i prodotti che escono dagli impianti di trattamento dei rifiuti organici: i compostatori che producono compost e i biodigestori che producono biogas e un residuo solido, poi trasformato in compost. «A causa delle loro piccole dimensioni - scrivono i ricercatori -, le microplastiche (frammenti, fibre e sfere, tutte più piccole di 5 millimetri) presumibilmente entrano nella catena alimentare, e possono finire perfino nel cibo umano».
L'Italia non è l'unica in Europa ad avere il problema del rifiuto umido contaminato. Al convegno di Kassel è emerso che situazioni analoghe si registrano anche in Germania, Svizzera e Austria. Anzi, il nostro paese è messo meglio. Insieme alla Francia, è l'unico ad aver vietato i sacchetti non biodegradabili. Un divieto simile entrerà in vigore in Spagna nel 2020, mentre i compostatori austriaci hanno avviato una campagna per introdurlo anche da loro.
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