Tumori, no al digiuno prima delle cure: si rischiano minore efficacia e maggiore tossicità

Tumori, no al digiuno prima delle cure: si rischiano minore efficacia e maggiore tossicità
Tumori, no al digiuno prima delle cure: si rischiano minore efficacia e maggiore tossicità
3 Minuti di Lettura
Giovedì 5 Luglio 2018, 15:36 - Ultimo aggiornamento: 7 Luglio, 12:59
Prima ancora di cominciare le cure, il 64% dei malati oncologici ha perso peso e il 51% è a rischio di malnutrizione o già malnutrito. È quanto emerge dallo studio 'PreMiO' (Prevalence of Malnutrition in Oncology) condotto su circa 2 mila pazienti visitati in 22 unità di oncologia nazionali, che ha dimostrato come la perdita di peso sia presente già al momento della prima visita oncologica.

Un problema largamente sottovalutato, segnalano gli esperti, non riconosciuto e molto raramente trattato in maniera adeguata. Per questo si è svolto alla Camera un'incontro che ha visto seduti allo stesso tavolo clinici, pazienti e rappresentanti delle istituzioni per valutare le azioni necessarie per assegnare alla terapia nutrizionale il suo ruolo decisivo, migliorare l'outcome dei pazienti oncologici e scongiurare decessi evitabili.

La malnutrizione è determinata sia da un aumento del metabolismo da parte delle cellule tumorali che consumano le riserve energetiche, sia dalla diminuzione dell'appetito, della capacità di percepire i sapori, di deglutire, dalla nausea e da un malassorbimento diffuso dei nutrienti. Del campione preso in esame, il 51,1% mostrava un grado di compromissione nutrizionale variabile; di questi, il 42,4% era a rischio di malnutrizione e il 9% era già francamente malnutrito. La perdita di peso involontaria è un altro indicatore della denutrizione o del suo rischio. Alla prima visita di oncologia medica, il 64% dei pazienti aveva avuto una perdita di peso durante i precedenti 6 mesi: il 28,4% ha perso più del 10% del peso corporeo, il 36,2% ha perso il 5-10%, e il 35,4% ha perso meno del 5%. La perdita di peso effettiva variava da 1 a 10 kg.

Nelle forme di malnutrizione più serie il rischio di morte aumenta da 2 a 5 volte, il che sarebbe evitabile con interventi tempestivi e adeguati. Il cancro, spiegano gli specialisti, può determinare uno stato d'infiammazione e una accelerazione del metabolismo. L'intensa risposta infiammatoria porta a perdita di peso, di appetito, di massa muscolare, un deperimento generalizzato chiamato cachessia. «A ciò si aggiungono alterazioni metaboliche e uno stato infiammatorio generalizzato - ricorda Giuseppe Aprile, direttore del Polo oncologico di Vicenza e consigliere nazionale Aiom (Associazione italiana oncologia medica) - La sindrome cachettica, che colpisce circa la metà dei pazienti oncologici con malattia avanzata, determina possibile perdita di efficacia delle cure antitumorali, aumento degli effetti collaterali e impatta negativamente sulla qualità della vita dei malati».

«La malnutrizione è in grado di condizionare negativamente l'efficacia delle terapie chirurgiche e di quelle mediche in oncologia - evidenzia Paolo Marchetti, ordinario di Oncologia medica all'Università Sapienza di Roma - Prevenire la progressione della perdita di peso riduce la tossicità dei farmaci, migliora la sensibilità delle cellule a ricevere i trattamenti, diminuisce la frequenza e la durata dei ricoveri e le complicanze post operatorie». In Italia manca una legge nazionale che regolamenti e garantisca l'accesso uniforme ai trattamenti di nutrizione clinica e artificiale domiciliare, sia nel periodo delle cure attive che in quello delle cure palliative: «Appare quindi opportuno valutare e prevedere l'inserimento dello screening nutrizionale e del trattamento della malnutrizione anche, ma non solo, all'interno di percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali delle diverse patologie», afferma Maurizio Muscaritoli, ordinario di Medicina interna alla Sapienza e presidente Sinuc (Società italiana di nutrizione clinica e metabolismo).

«Chiediamo alla politica che intervenga affinché le cure nutrizionali entrino a far parte della buona pratica clinica, anche con la eventuale previsione di sanzioni per chi non garantisce ai malati cure adeguate, in analogia a quanto fatto in passato con la legge 38 che garantisce l'accesso alle terapie del dolore - conclude Muscaritoli - Servono anche strumenti di governance che possano ovviare alla cronica assenza di medici nutrizionisti e dietisti in tutte le aziende sanitarie, e in particolare dove vengono trattati i pazienti oncologici, a cui si dovrebbe aggiungere la costituzione di reti regionali che prevedano un'interazione stretta con territorio, medici di medicina generale e ospedale».
© RIPRODUZIONE RISERVATA