Sigarette elettroniche, in arrivo divieti come per il tabacco

Sigarette elettroniche, in arrivo divieti come per il tabacco
Sigarette elettroniche, in arrivo divieti come per il tabacco
di Mauro Evangelisti
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Lunedì 16 Settembre 2019, 01:19 - Ultimo aggiornamento: 17:39

Per la sigaretta elettronica in Italia non si arriverà alle misure drastiche ipotizzate in America, ma comunque sono allo studio contromisure per regolare un fenomeno che interessa 900mila consumatori. Negli Stati Uniti Trump vuole introdurre nuovi limiti soprattutto per controllare gli aromi differenti dal tabacco, anche perché spesso viaggiano nei mari incontrollati del commercio on line. Ha spiegato il presidente americano: «Togliamo dal mercato le contraffazioni e teniamo lontani dalle sigarette elettroniche i bambini».

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Negli Stati Uniti si parla di 450 malati e 6 decessi come effetto del “vaping”. Ma all’orizzonte, oltre alle preoccupazioni degli esperti, in Italia si ipotizzano già misure che ricordano quelle attuate per le sigarette. Non la proibizione, ma comunque avvertimenti ai consumatori su rischi per la salute e anche divieti di utilizzo in luoghi pubblici, per evitare la diffusione del fumo passivo. C’è però un altro problema: la vendita on line degli aromi, in cui è difficile verificare la qualità del prodotto, ma in questo caso, come sempre succede con il commercio su internet, è assai complicato mettere in campo delle contromisure.
 

 


LA PREVENZIONE
Andiamo per ordine: l’Istituto superiore di Sanità sta preparando «strategie in grado di attuare le misure di prevenzione più efficaci per contrastare i possibili rischi associati all’uso del dispositivo». E in tema di contromisure l’opinione di Roberta Pacifici, dirigente di ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità e responsabile del Centro nazionale dipendenze e doping è chiara: «In attesa di avere più certezze, come uomini di sanità pubblica dobbiamo puntare sulla massima cautela e sulle avvertenze ai consumatori. Trattiamola come una sigaretta tradizionale: giusto scriverci “può nuocere alla salute”, giusto vietare la pubblicità, giusto vietare l’uso nei luoghi pubblici come previsto dalla legge Sirchia. Ripeto: è necessario un atteggiamento prudenziale, in attesa di avere studi più completi. E ai ragazzi insegniamo che non tutto quello che è venduto su internet è privo di rischi, se proprio si deve consumare quel prodotto, si utilizzino i canali ufficiali e controllati».
 


L’altro giorno c’è stato anche uno scambio di corrispondenza con la Regione Lazio. L’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato, ha scritto al presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro, e al neo ministro della Salute, Roberto Speranza, in cui si chiede se esistano studi recenti sugli effetti della sigaretta elettronica, e si offre «supporto utile alla definizione di un quadro di sicurezza per la salute degli utenti anche in considerazione di quanto sta accadendo negli Stati Uniti». Bene, ma senza deragliare nell’allarmismo, cosa si sa oggi in Italia degli effetti della sigaretta elettronica? Spiega Roberta Pacifici: «Stiamo parlando di prodotti che negli ultimi sette-otto anni hanno cambiato di frequente la tecnologia, con modelli sempre nuovi e performanti nell’erogare nicotina. Questi modelli seguitano ad evolversi, anche per l’interessamento delle multinazionali del tabacco che hanno investito in tecnologia e sicurezza dello strumento tecnico che magari in passato avevano problemi di surriscaldamento delle batterie».

Ma se l’”hardware” è più sicuro, meno certezze ci sono sugli effetti sui polmoni. Ancora Roberta Pacifici: «Tutt’altro ragionamento va fatto sulla questione della ricaduta sulla salute. Gli studi a disposizione purtroppo non sono complessivi, magari fanno riferimento a modelli non più in commercio. E ripeto: un conto è parlare del device, un altro è verificare cosa viene erogato. Cosa può succedere alla salute, soprattutto a lungo termine, non lo sappiamo. Dati epdimiologici di popolazione e le ricadute sui soggetti non ce ne sono».

I CONSUMATORI
Altro problema che rende difficile verificare gli effetti sulla salute: sorprendentemente, la stragrande maggioranza dei consumatori sono duali, fumano le sigarette tradizionali e usano anche quelle elettroniche. Lo strumento non è diventato sostitutivo delle sigarette normali. «Il dato che abbiamo in Italia ci dice che abbiamo 900mila consumatori di sigaretta elettronica, ma l’80,1% è anche fumatore tradizionale. Come facciamo a scindere tra effetti della sigaretta elettronica e quella tradizionale? Altro rischio: cosa succede se invece di acquistare il liquido da un negozio controllato lo compro via internet o addirittura ricorro a un fai-da-te con strane sostanze? A prescindere da tutto questo, resta un dato: sono erogatori di nicotina che crea dipendenza».

Concorda con questa linea anche il professor Paolo Marchetti, responsabile del Polo Oncologico della Sapienza: «Dovremmo convincere i cittadini a smettere di utilizzare le sigarette elettroniche e vietare l’uso nei luoghi pubblici, per evitare il problema del fumo passivo». Secondo Marchetti «il fumo della sigaretta elettronica crea dipendenza e quindi non è il metodo migliore per smettere di fumare». Dagli Stati Uniti il presidente Trump però ha frenato rispetto a una linea più dura: «Sono favorevole all’alternativa elettronica alle sigarette. Dobbiamo assicurarci però che si tratti di una alternativa sicura per tutti».

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