«Ragazzine costrette a prostituirsi per passare il confine»: a Ventimiglia l'incubo tra i migranti africani

«Ragazzine costrette a prostituirsi per passare il confine»: a Ventimiglia l'incubo tra i migranti africani
«Ragazzine costrette a prostituirsi per passare il confine»: a Ventimiglia l'incubo tra i migranti africani
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Venerdì 27 Luglio 2018, 21:01
La disperazione ha le sembianze di una frontiera invalicabile al di là della quale c'è la speranza di una nuova vita. L'orrore ha l'aspetto dei passeurs che abusano di minorenni costrette a prostituirsi per pagare il passaggio del confine a Ventimiglia o reperire cibo e un posto dove dormire. Le 'survival sex' provenienti per lo più dal Corno d'Africa e dai Paesi dell'Africa-sub-sahariana.

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A tracciare un ritratto inquietante di quanto avviene alle frontiere è Save the children, che ha diffuso il rapporto 'Piccoli schiavi invisibili 2018'. La situazione, sottolinea Save the children, si è aggravata anche dopo lo sgombero, ad aprile 2018, dell'accampamento nell'area lungo il fiume Roja. Da allora, gli operatori di Save the Children hanno rilevato la permanenza in strada di molti minori «in condizioni degradanti, promiscue e pericolose». Il flusso di migranti eritrei a Ventimiglia nei primi mesi del 2018 ha fatto registrare un notevole incremento rispetto all'anno precedente, quando rappresentava appena il 10% dei transitanti.

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Nel rapporto di Save the Children si evince che degli oltre 750 migranti transitati a Ventimiglia a marzo 2018, più della metà erano eritrei, di cui più di uno su cinque minorenne. A livello mondiale i dati sono allarmanti: si stima che quasi 10 milioni di bambini e adolescenti, solo nel 2016 siano stati costretti in stato di schiavitù, venduti e sfruttati principalmente a fini sessuali e lavorativi. Sono le stime del report di Save the Children. Un numero che corrisponde al 25% del totale delle persone in questa condizione, oltre 40 milioni, di cui più di 7 su 10 sono donne e ragazze. Circa 1 milione, secondo le stesse stime, i minori vittime di sfruttamento sessuale nel 2016, mentre in cinque anni - tra il 2012 e il 2016 - 152 milioni di bambini e ragazzi tra i 5 e i 17 anni sarebbero stati coinvolti in varie forme di lavoro minorile, di cui oltre la metà in attività particolarmente pericolose per la loro stessa salute.

In Italia quello della tratta e dello sfruttamento dei minori resta un fenomeno per lo più sommerso ma nettamente in crescita. Una tendenza che trova conferma anche nei rilevamenti delle unità di strada del programma «Vie d'uscita» di Save the Children per il contrasto allo sfruttamento sessuale dei minori, che tra gennaio 2017 e marzo 2018, in alcuni territori chiave del fenomeno tratta e sfruttamento come le regioni Abruzzo, Marche, Sardegna, Veneto e la città di Roma, sono entrate in contatto con 1.904 vittime, di cui 1.744 neomaggiorenni o sedicenti tali e 160 minorenni, in netta prevalenza (68%) nigeriane, seguite dalle romene (29%). Un numero nettamente cresciuto rispetto al periodo maggio 2016-marzo 2017, quando erano state contattate 1.313 vittime.

Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children, invita «tutti a non chiamare più clienti coloro che abusano di minorenni. È urgente che le istituzioni si impegnino a fondo per mettere fine a questa inaccettabile piaga e tutelare queste giovanissime donne: il nuovo Piano Nazionale Anti-Tratta per il 2019 dovrà contenere un Piano di Azione mirato alla protezione dei minori da rischi di tratta e sfruttamento che preveda interventi e misure di lungo periodo».
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