Dopo l'ibrido arriva l'idrogeno:
l'apripista è sempre Toyota

La Toyota FCV, un concept perfettamente funzionante esposto al salone do Tokyo
La Toyota FCV, un concept perfettamente funzionante esposto al salone do Tokyo
di Nicola Desiderio
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Giovedì 2 Gennaio 2014, 12:04 - Ultimo aggiornamento: 6 Marzo, 17:04

TOKYO - La Toyota pronta alla seconda rivoluzione dell’auto e, dopo aver lanciato l’ibrido nel 1997 con la Prius, per il 2015 ha pronta l’auto a idrogeno che dovrebbe dare la spinta a un nuovo cambiamento epocale con un modello derivato dalla FCV, il concept presentato all’ultimo Salone di Tokyo.

La Ultimate Eco Car è a idrogeno. A Nagoya la chiamano la Ultimate Eco Car, ovvero la l’auto ecologica definitiva perché avrà emissioni zero, ma non avrà i problemi dell’auto elettrica ovvero l’autonomia ridotta o i tempi di rifornimento biblici. In realtà la auto a idrogeno è un’auto elettrica, solo che l’energia la produce a bordo facendo combinare l’idrogeno con l’ossigeno all’interno di una scatola che si chiama stack e contiene tante celle a combustibile, ovvero vere e proprie pile che trasformano l’energia chimica in energia elettrica producendo solo acqua in forma di vapore e neppure mezzo grammo di anidride carbonica o qualsiasi altro agente inquinante come particolato, ossidi di azoto, monossido o idrocarburi incombusti. È il sogno di ogni ingegnere, l’auto perfetta, ma anche una sfida tecnologica enorme il cui arrivo è stato annunciato più volte e poi rimandato per convenienza, ma soprattutto per problemi oggettivi tra cui anche l’ingombro, la durata e il costo sia dello stack sia dei serbatoi.

Tecnologia e forma sono… naturali. Toyota ci sta lavorando da tempo e la FCV prefigura, sia nella forma sia nella sostanza, quello che dovrebbe essere il primo modello di massa alimentato ad idrogeno. La FCV è una berlina lunga 4,87 metri, larga 1,81, alta 1,53 e con un passo di 2,78 metri. Insomma, una media con le dimensioni di una Camry, ma con uno stile capace di esprimere tutta la novità sottopelle e il processo stesso che porta alla creazione dell’energia che spinge la vettura. Le enormi prese d’aria (nella quale è contenuto l’ossigeno) hanno dunque più un valore simbolico che funzionale, mentre la forma a goccia dell’abitacolo ricorda l’acqua e, dunque l’idrogeno. Anche il bocchettone di rifornimento a onda fa riferimento alla sostanza più comune in natura mentre la coda è ispirata alla chiglia di un catamarano, per dare un’idea di velocità raggiunta sfruttando solo gli elementi naturali.

L’ultimo stadio di un lungo processo. Ma cosa rende così speciale la FCV? Prima di tutto il suo cuore: lo stack che ha una potenza specifica di 3 kW/litro e, considerando che deve avere una potenza almeno pari a quella del motore e che quest’ultimo è annunciato per almeno 100 kW, vuol dire che parliamo di una scatola magica di circa 35 litri, grande come una valigia mentre fino a qualche anno fa era un baule. Oggi può essere alloggiata comodamente sotto i sedili anteriori. Sotto quelli posteriori e sotto il piano di carico invece vanno i due serbatoi in fibra di carbonio per stivare l’idrogeno a ben 700 bar. C’è lo spazio anche per la batteria. Sì, perché ce ne vuole una, non certo grande come quella necessaria alle auto elettriche pure, ma capace di fare da tampone assicurando la disponibilità immediata dell’energia perché lo stack impiega qualche secondo per erogare tutta la sua potenza, un tempo inaccettabile per un sorpasso.

Il pieno in 3 minuti e 500 km no stop. E a proposito di accettabilità, il tempo di rifornimento è stato ridotto a soli 3 minuti, come una normale auto alimentata a gasolio o a benzina, meno di una a GPL o a metano. L’autonomia promessa è di oltre 500 km, dunque emissioni zero come un’auto elettrica, ma senza le limitazioni attuali e senza ansie. Costi? La Toyota non fornisce dati, ma se la Honda dice di averli ridotti a un decimo, vuol dire che anche le Tre Ellissi è riuscita a comprimere i prezzi dello stack grazie al ridotto utilizzo di metalli nobili. Altro problema è la durata, ma anche questo sembra risolto assicurando una durata equivalente a quella che è la vita media di una vettura. Un sistema dunque più efficiente da tutti i punti di vista, grazie anche alla nuova elettronica di potenza e all’inverter che ha permesso di aumentare il voltaggio e diminuire l’ingombro del motore, ma anche quello dello stack. Per la cronaca, una FCV con i serbatoi di idrogeno pieni può alimentare un’abitazione per una settimana. E con l’avvento delle smart grid e del concetto di energia bidirezionale, non sarebbe strano se la FCV di serie avesse anche questa capacità.

La tecnologia, manca solo l’idrogeno. Solo…Tutto pronto allora? Manca un elemento fondamentale: una rete di distribuzione dell’idrogeno la cui produzione avviene sì dall’acqua, ma ha bisogno di grandi quantità di energia. C’è dunque bisogno di un grande sforzo da parte delle case, delle aziende che producono e distribuiscono energia e anche da parte dei governi nazionali perché nessuno di questi attori è capace da solo di portare avanti il progetto di una mobilità a emissioni zero e capace di coprire tutte le esigenze dell’automobilista senza sacrifici per la propria libertà individuale. E con costi avvicinabili per i clienti.

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