Ma piange, e non è abituato, anche il Brasile, per il suicidio di Port Elizabeth: è l'Olanda di Sneijder e Robben a salpare, dalla baia sull'Oceano Indiano, verso Cape Town, dove il 6 luglio incrocerà proprio l'Uruguay di Tabarez e Muslera. Dani Alves sdraiato sul terreno del Nelson Mandela Bay stadium: ha le mani davanti agli occhi, si vergogna per l'uscita di scena non prevista della Seleçao pentacampione. Maicon va a consolarlo, Doni abbraccia tutt'e due, Juan, come Dung,a infila subito, sguardo basso e cupo, il tunnel degli spogliatoi. I sudamericani sino all'ultimo minuto ci hanno creduto, anche in inferiorità numerica. Baptista era a bordo campo, per scaldarsi. E sperava di giocare nel finale. Pregava, a mani giunte, e c'è chi lo ha inquadrato nel mirino della telecamera. Sussurrava: «Dai, fammi entrare». Voleva esserci, per spaccare il mondo e non lasciare il mondiale già ai quarti. Perché, come per molti altri suoi compagni, difficilmente vivrà un'altra avventura del genere. E, dopo la gara, si capisce subito quanto l'elimiazione abbia ferito la Bestia, crollata in una crisi di pianto che sembrava non finire mai. Inziata prima di andare nella saletta dell'antidoping, continuata lì e anche dopo. Con Luisao che lo sostiene e lo accompagna sotto la doccia per farlo smettere. Il romanista lo ringrazia, ma non riesce a calmarsi.
Sta peggio Baptista di Felipe Melo, l'uomo in più dell'Olanda. Lo juventino, dando il peggio di sé, offre la semifinale ai rivali: con l'autogol, il primo per il Brasile nella fase finale di un mondiale, deprime i compagni che evaporano in campo; con la dormita, sul corner di Robben, lascia solo Sneijder che, più piccolo tra gli orange, fa addirittura centro di testa e ancora adesso non ci crede; con l'espulsione, tacchetti sulla coscia di Robben che ha appena falciato, chiude venti minuti prima il mondiale. Come il Brasile. Costretto a fare i bagagli già oggi.
Con Dunga contestato dai media già prima di venire in Sudafrica. E ora anche dai tifosi che da Port Elizabeth rientrano a Johannesburg per tornare a casa. Con le loro bandiere e le loro gialloverdi. Assonnati e senza i loro sorrisi. Senza la solita scia di allegra confusione. La notte sulla baia è arancione: l'Olanda all'alba è ancora a festeggiare al Broadwater, alla Marina dai mille colori, con ristoranti, pub e casinò. Il destino vuole che sia a cinquecento metri dall'albergo del Brasile. Ma la rumorosità del popolo Dutch, lì non ha svegliato nessuno.
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