Chiara Ferragni e Giulia De Lellis, prima cena fuori nello stesso ristorante: così ci si affida alle influencer per ripartire

Chiara Ferragni e Giulia De Lellis, prima cena fuori nello stesso ristorante: così ci si affida alle influencer per ripartire
di Veronica Cursi
4 Minuti di Lettura
Martedì 27 Aprile 2021, 13:13

La posa è la stessa. Il luogo anche. «Prima cena fuori da ottobre. Ristorante "Dal Bolognese" a Milano». Ed eccole lì, influencer da milioni di follower che mangiano su una tavola imbandita nel primo lunedì di ripartenza per i ristoratori italiani. Tre post diversi: stessa location. 

Che si tratti di una coincidenza che Chiara Ferragni, l'influencer italiana più conosciuta del mondo dall'alto dei suoi 23 milioni di follower, Giulia De Lellis, l'ex gieffina che la segue passo passo con 5 milioni di seguaci e Veronica Ferraro, che di mestiere fa la migliore amica della Ferragni (1,2 milioni) abbiano scelto tutte lo stesso ristorante ieri sera? Oppure (e sembra più probabile) che i ristoratori abbiano optato di rivolgersi a loro - come vuole il marketing dei social - per attrarre più clienti  dopo tanti mesi di chiusura? 

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Se lo chiede il popolo del web a cui nulla mai sfugge. «Tutte dal Bolognese stasera?», scrive qualcuno sotto la foto della De Lellis. «C'era anche la Ferragni, non vi siete viste?», e giù occhiolini e risate. «Ma se si sono messe anche dei like..». «Magari erano a cena tutte insieme, ma tre post valgono più di uno». Niente di male, per carità.

Ma ovviamente il web si chiede se per cotanta pubblicità sia bastato offrire loro un piatto di tortellini o il cachet non sia stato parecchio più alto. 

Il bilancio

D'altronde  il bilancio del primo giorno di riapertura della ristorazione, con la stragrande maggioranza dei locali chiusi, non è stato positivo. Il freddo e il coprifuoco non hanno favorito la movida. «Sono stati avvantaggiati i bar con punti di appoggio all'aperto, esattamente il contrario di quanto aveva auspicato nei mesi scorsi il Comitato tecnico scientifico». A dirlo è il consigliere delegato di Filiera Italia Luigi Scordamaglia, secondo il quale «era facile da immaginare». Secondo i consigliere delegato, infatti «se si apre solo all'esterno con pochi tavoli spesso ammucchiati e si lasciano chiusi la stragrande maggioranza dei ristoranti con disponibilità solo al chiuso, non ci si può sorprendere se la tensione sale, invece che ridursi, per l'ingiustificata discriminazione fatta». Un indirizzo che, secondo Filiera Italia, va in senso esattamente contrario quando un parere dello scorso febbraio aveva chiarito che i ristoranti, molto più dei bar, possono garantire la sicurezza dei posti a sedere, evitando il consumo al banco e garantendo i distanziamenti previsti. 

Il coprifuoco

E poi c'è la questione coprifuoco alle 22 che scoraggia (e nemmeno poco) la cena fuori. Anche se «non c'è nessun dato scientifico su cosa voglia dire tenere un'ora in più aperti o un'ora chiusi -  ha spiegato ad Agorà, su Rai Tre, Sergio Abrignani, componente del Comitato tecnico scientifico (Cts) per
l'emergenza coronavirus - questa è la scelta migliore è un atteggiamento volto a mitigare il rischio.
Su cosa implichi tenere aperti ristoranti e bar un'ora in più la sera, ha precisato l'immunologo dell'Università Statale di Milano, «non esiste un dato scientifico, come nel 99% delle cose che ci hanno interessato di questa pandemia e che sono state decise sulla base di supposizioni scientifiche con la tendenza a mitigare il rischio. Ora la pandemia è in discesa, abbiamo un margine da giocarci, e stiamo vaccinando. Quando avremo vaccinato con almeno una dose l'80% dei fragili - ha concluso - cambierà lo scenario». 

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