Rissa tra ragazzini al parco Matusa di Frosinone, lente sulle baby gang

Rissa tra ragazzini al parco Matusa di Frosinone, lente sulle baby gang
di Marina Mingarelli
3 Minuti di Lettura
Martedì 17 Maggio 2022, 06:56 - Ultimo aggiornamento: 09:15

Rissa al Parco Matusa: gli agenti della squadra Mobile a caccia dei componenti della baby gang che domenica scorsa hanno aggredito un sedicenne, mandandolo in ospedale.

Stando a quanto si è appreso, gli uomini della questura stanno battendo piste che dovrebbero portare alla loro identificazione, ma c'è di più perchè da informazioni raccolte si tratterebbe di adolescenti che a dispetto di quello che si può pensare, vivono in un tessuto sociale non degradato. Un fenomeno quello della baby gang che sta prendendo piede anche nel Capoluogo ciociaro e che i poliziotti stanno cercando di arginare prima che possa radicarsi. I ragazzini che hanno un'età che varia dai 13 ai 15 anni, amano sfidarsi sui social. E quando, come è accaduto domenica scorsa, il branco si trova davanti soltanto uno di questi adolescenti, ecco che si scatena la violenza pura. In via del Corso nella parte alta del capoluogo ciociaro, le aggressioni tra minorenni sono frequenti. L'ultima in ordine di tempo ha avuto come epilogo un accoltellamento.


Spesso ci sono disagi nascosti. E' quanto sostenuto dalla dottoressa Marcella Ciapetti, una psicoterapeuta che fa parte dello Sportello Progetto Ascolto dell'Auser, rivolto proprio a quei giovani che hanno bisogno di un supporto psicologico. «Le conseguenze della pandemia sui ragazzi è stata devastante.

Molti di loro - ha detto - oggi soffrono di attacchi di panico, di autolesionismo e di comportamenti aggressivi. Talvolta sono proprio loro, gli adolescenti che si rivolgono a questo sportello chiedendo aiuto».

Ma che cosa bisognerebbe fare per evitare che i più giovani vivano situazioni di disagio che sfociano poi nelle baby gang? «Per quanto riguarda la mia esperienza- ha continuato la specialista- credo che gli adolescenti abbiano bisogno di punti di riferimento, loro hanno bisogno di essere ascoltati e riconosciuti. E' fondamentale essere accolti dal punto di vista emotivo. Molto spesso gli adulti, e non per fare della retorica, non si rendono conto dei disagi che vivono i loro figli. Qualche tempo fa, tanto per fare un esempio mentre stavo facendo una lezione in una scuola superiore, all'improvviso uno studente è scoppiato a piangere. Ho scoperto dopo che stava soffrendo tantissimo perché i genitori si erano separati ed il padre da quando aveva una nuova compagna non lo aveva più cercato. Ecco, sovente quella sofferenza si trasforma in rabbia che può scatenare comportamenti aggressivi».

Una raccomandazione che si sente di fare non soltanto ai genitori ma anche agli insegnanti e a tutti coloro che operano a favore delle nuove generazioni: «Di ascoltarli, di condividere le loro emozioni, ma soprattutto di osservarli. A volte ci tendono la mano in segno di aiuto ma noi adulti non ce ne accorgiamo».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA