«Ucciso per uno scambio di persona», l’intercettazione delle amiche di un pentito può riaprire il caso della morte di Roberto

Roberto Straccia, il 24enne di Moresco, morto dieci anni fa
Roberto Straccia, il 24enne di Moresco, morto dieci anni fa
di Pierpaolo Pierleoni
3 Minuti di Lettura
Domenica 21 Novembre 2021, 09:05

MORESCO - «Non ho smesso di cercare la verità, non ho smesso di credere nelle persone. Quando si sbaglia non è semplice ammettere l’errore e tornare indietro. Spero sia arrivata finalmente la volta buona». La voce di Mario Straccia è calma, pacata. Tra un paio di settimane ricorrerà il decennale dalla misteriosa scomparsa del figlio Roberto sul lungomare di Pescara, mentre faceva jogging. Il suo cadavere è stato ritrovato 24 giorni più tardi, sul litorale di Bari. 

 
L’udienza
Dopo anni di battaglie legali, la prossima udienza è fissata a gennaio a Campobasso.

Ben 4 Procure hanno seguito a vario titolo il caso Straccia. Sono tanti i punti d’ombra su cui la famiglia di Roberto da anni chiede di far luce. Su tutti, un’intercettazione ambientale tra due donne legate ad un collaboratore di giustizia, nelle settimane successive alla scomparsa dello studente.

Quel dialogo, già inserito nelle precedenti indagini finite con l’archiviazione, secondo i congiunti di Roberto e l’avvocato Marilena Mecchi fornisce consistenti conferme all’ipotesi che il 24enne di Moresco sia stato catturato ed ucciso per uno scambio di persona, vista la somiglianza con un affiliato ad un clan della malavita calabrese.

«Sapevamo da tempo dell’esistenza di quell’intercettazione ma non ci è mai stata fornita – spiega Mario Straccia – Siamo riusciti ad acquisirla solo pochi mesi fa. Per noi è una conferma di ciò che sosteniamo da sempre e spero che davvero, questa volta, si compia lo sforzo necessario per trovare la verità su mio figlio». Dopo tanti anni, tanta amarezza, la famiglia Straccia confida ancora in una svolta nelle indagini. 


La svolta
«Perché non dovrei credere che si possa finalmente fare piena chiarezza? Ci credo perché credo nelle persone ed anche nella giustizia. Penso che sin dall’inizio sia stata imboccata una strada e sia poi mancata la volontà di prendere atto che gli elementi portavano da un’altra parte. Capisco che non sia semplice tornare indietro, quando si percorre un’autostrada il senso di marcia è obbligato. Spero che finalmente si imbocchi lo svincolo per uscire e riprendere la direzione corretta».

Gli Straccia e il loro avvocato non hanno mai creduto alla tesi del suicidio o della morte accidentale. Non si sono mai spiegati come il corpo di Roberto, ritrovato 24 giorni dopo la sua scomparsa a 300 chilometri di distanza dal luogo in cui si erano perse le sue tracce, potesse essere ancora sostanzialmente integro dopo un intervallo di tempo così lungo.

Ritengono non sia stata esaminata con la necessaria attenzione quell’intercettazione, avvenuta ancora prima che si ritrovasse il cadavere, in cui già si ipotizzava l’omicidio ed un errore di persona. La Procura di Pescara, dal canto suo, ha sostenuto di aver effettuato indagini, senza trovare riscontri all’ipotesi di omicidio per scambio di persona e di un coinvolgimento della criminalità organizzata. La parola fine, sul caso Straccia, a quasi un decennio dall’addio a Roberto, è ancora lontana dall’essere scritta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA