Incendio al capannone Adriamar, interviene il sindaco: «I rifiuti bruciati vanno rimossi»

Incendio al capannone Adriamar, interviene il sindaco: «I rifiuti bruciati vanno rimossi»
Incendio al capannone Adriamar, interviene il sindaco: «I rifiuti bruciati vanno rimossi»
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Domenica 24 Aprile 2022, 06:00

PORTO SANT’ELPIDIO - Capannone a fuoco nella zona industriale: sono passati cinque anni dall’incendio che incenerì lo stabilimento Adriamar in via dell’Informatica il 1° gennaio 2017 ma c’è ancora una mole di rifiuti speciali non pericolosi da portare via. Il sindaco Nazareno Franchellucci ha firmato l’ordinanza per far rimuovere quel materiale e ripulire l’area. Un’area di 600 metri quadrati di stabilimento industriale per la lavorazione del pesce distrutta dalle fiamme.

 

Un incendio che bruciò anche i sogni di una giovane imprenditrice ch andarono in fumo in quella disgraziata notte di Capodanno. Due esplosioni, una dietro l’altra, posero fine quella che si avviava ad essere una brillante attività, inaugurata cinque anni prima. Ebbene di quell’impresa oggi resta solo il mucchio d’immondizia da smaltire. Se la titolare non provvederà entro 60 giorni ci penserà il Comune, caricando le spese al privato ovviamente.

L’ordinanza è scattata dopo l’ultimo sopralluogo dell’Ufficio ambiente che ha accertato «uno stato di abbandono generale dell’area» si legge nell’ordinanza che evidenzia l’impegno della proprietà a fare pulizia. Manca l’ultimo atto incompiuto. Il personale dell’Ufficio ambiente e gli agenti del comando di polizia locale hanno constatato che i rifiuti sono ancora in via dell’Informatica nell’ultimo sopralluogo. Il 7 marzo era stato comunicato alla società che dello smaltimento si sarebbe occupata la Ecoelpidiense, affidataria del servizio di raccolta, ma c’è da pagare circa 1.700 euro tra analisi di conformità, lavori e smaltimento.

Si era trattato di un rogo di proporzioni enormi. Erano dovuti intervenire più squadre di vigili del fuoco di Fermo e Civitanova Marche che si erano dati il cambio restando al lavoro parecchie ore per spegnere focolai che continuavano a riaccendersi per via del materiale altamente infiammabile.

La giovane titolare dell’azienda a gestione familiare era fuori città con gli amici, per festeggiare il Capodanno. Dovette rientrare di corsa e rimase sconvolta per l’accaduto. Anche i mezzi di trasporto erano rimasti inceneriti oltre a tutto il materiale e i prodotti in lavorazione. Danni enormi per l’attività. Subito erano partite le indagini dei carabinieri che avevano percorso tutte le piste possibili. Si era ventilata anche la possibilità che fosse stato un petardo a provocare quell’inferno, dato che mancava poco a mezzanotte e considerando la facilità di prendere fuoco del materiale combustibile nel capannone.


A seguito delle indagini, considerato che non sono state trovate sostanze acceleranti, gli inquirenti hanno escluso l’ipotesi dolosa. E’ risultato dai molteplici sopralluoghi che le fiamme si erano alimentate dall’interno del fabbricato, non era scattato l’allarme quindi nessuno era entrato in fabbrica. I due boati che erano stati sentiti erano dovuti allo scoppio di bombole di gas refrigerante. Di tutta questa brutta vicenda oggi resta la montagna di rifiuti da smaltire e la ditta che se ne dovrà occupare da pagare. Ci sono due mesi di tempo dopo di che interverrà il Comune per ripristinare le condizioni di decoro. 

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