Cattedrale della Fim, il sindaco tira dritto: «Ormai non ci sono alternative alla demolizione»

La "cattedrale" della Fim a Porto Sant'Elpidio
La "cattedrale" della Fim a Porto Sant'Elpidio
di Sonia Amaolo
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Lunedì 14 Febbraio 2022, 06:10

PORTO SANT’ELPIDIO - Niente da fare. Il percorso è tracciato. La cattedrale della Fim va demolito subito. Non gli ambientalisti ma la Soprintendenza dovrebbe pronunciarsi oggi nella direzione auspicata dalla proprietà e dal Comune. Questa, in sintesi, la replica del sindaco di Porto Sant’Elpidio Nazareno Franchellucci alle richieste avanzate nel corso dell’ultima riunione sull’ex fabbrica di concimi sul lungomare che si è tenuta nella serata di venerdì e di cui abbiamo riferito nell’edizione di ieri.

«Ho fiducia - dice il primo cittadino -: sono convinto che ogni ente a tutti i livelli stia facendo il massimo ma non è più tempo di dibattiti. Non è più tempo di confronti. C’è una linea ben precisa da portare avanti. Il mondo corre veloce, basta guardare alle modalità con le quali vengono concessi fondi del Pnrr. Non può esserci una parte del Paese che ancora mette in piedi congetture per rallentare un percorso di riqualificazione che ripartirebbe domani mattina se la proprietà avesse la certezza di poter demolire e ricostruire. Ripartirebbe la bonifica di un’area davvero strategica».


Le posizioni
Il sindaco risponde in particolare a Mauro De Angelis, proprietario della Fim con Fratelli Simonetti. L’ad di Ecoelpidiense si era autoinvitato venerdì all’incontro con gli ambientalisti per fare il punto con il fronte contrario alla demolizione della cattedrale. Per la demolizione si è espresso il Tar, se ne è parlato nella Conferenza dei servizi, ai tavoli tecnici, c’è la relazione dell’Università e c’è l’accordo di programma siglato.

«Fino all’ultimo porterò avanti questa linea – dice ancora Franchellucci – e se la pronuncia della Soprintendenza non arriverà in maniera rapida, non escludo di attivare percorsi alternativi con i nostri legali e con la proprietà, per percorrere altre strade, magari ricorsi alla presidenza del Consiglio dei ministri o a tutto quello che occorre per tutelare l’immagine della città.

Stiamo procedendo con le riqualificazioni e quel sito in quelle condizioni non aiuta».

Il sindaco mette una pietra sopra alle rivendicazioni ambientaliste. Si pensa che siano in minoranza rispetto al sentiment popolare. Una mobilitazione, quella per salvare la cattedrale, dopo la quale l’imprenditore ha lanciato la palla al Comune: vuole prendersi la Cattedrale e restaurarla? Lo faccia pure.


La strategia
Il sindaco risponde: «Stiamo attendendo il via libera alla demolizione per portare avanti una linea, l’unica possibile. Non si può recuperare la memoria con tre mura rimaste in piedi. Bisogna seguire un percorso alternativo: demolizione e ricostruzione. Se davvero si ha a cuore la città, il suo sviluppo, la sua crescita, non ci dovrebbe essere altra battaglia se non sollecitare gli enti competenti per spingere sulla demolizione e fare in modo che avvenga prima possibile».

Una provocazione la proposta di De Angelis. Il sindaco lo sa. Il Comune non potrebbe comprare, bonificare e progettare nei tempi richiesti. «Neanche con i fondi del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza si potrebbero sostenere i costi. Saremmo destinati a tenerci il sito in quelle condizioni per altri 30, 40 forse 50 anni». Tra Comune e proprietà il dialogo appare costante: «Capisco che, davanti alle difficoltà e agli attacchi, un imprenditore possa arrivare a lanciare una provocazione per far riflettere chi, ancora oggi, parla di percorsi alternativi».


Il futuro
Per l’amministrazione, insomma, ormai sarebbe troppo tardi per imnboccare nuove strade. La proprietà ha anche un suo progetto per l’area: parco urbano, mobilità dolce, appartamenti e negozi. Un progetto che il Comune, a quanto pare, sposa in toto. «L’unica strada è la demolizione della Cattedrale - la chiosa - si parla poco della palazzina uffici, quella è in buono stato e si può restaurare, sarà la nostra memoria storica».

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