Ricorsi delle prostitute, ma il Comune continua la battaglia. Il sindaco: «Il nuovo regolamento funziona»

Ricorsi delle prostitute, ma il Comune continua la battaglia. Il sindaco: «Il nuovo regolamento funziona»
di Sonia Amaolo
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Giovedì 30 Dicembre 2021, 04:35 - Ultimo aggiornamento: 31 Dicembre, 10:24

PORTO SANT’ELPIDIO - La prostituta ricorre contro la multa per mancato rispetto dell’articolo 39 bis del regolamento di polizia. Il giudice di pace aveva dato ragione al Comune ma la lucciola ha fatto appello e il sindaco è chiamato a comparire in tribunale per difendere l’operato dell’ente. Ne sono rimaste molte meno di belle di notte sulle strade a Porto Sant’Elpidio. Sono le irriducibili del mestiere più antico del mondo. E questa è la battaglia di un Comune che si estende in lunghezza e in passato è arrivato a contare anche 50 lucciole sull’Adriatica.

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Un Comune che combatte da tempo un fenomeno che non è reato ma è degradante sul piano etico, civile e morale, prima che urbano.


La strategia
In Italia la prostituzione non è vietata ma si penalizzano gli atti osceni in luogo pubblico, dunque si può comprendere il senso del 39 bis.

A Porto Sant’Elpidio la prostituzione su strada è vietata nella sostanza. Non si multa chi passeggia in minigonna ma chi contratta le prestazioni. Essendo in numero sempre più limitato, le venditrici di sesso en-plein-air sono schedate e sono sempre le stesse a fare ricorso per difendere il diritto a prostituirsi. Ma il lavoro nero viene perseguito per legge e, d’altro canto, chi vuol vendersi a casa sua può farlo. In strada non può farsi pubblicità, però, perché c’è un regolamento che lo vieta e che va rispettato. Per il Comune sono comunque grane proprio per la mancata regolamentazione a livello nazionale. Sono sempre i sindaci in questi frangenti a dover comparire e rispondere davanti al giudice. Sono loro a dover difendere e dimostrare il corretto operato, le ragioni dell’ente. Forte delle battaglie vinte, il sindaco va avanti contro l’impugnazione. Sono questi gli ultimi fuochi di una battaglia che Nazareno Franchellucci ha portato avanti più convintamente di chi l’ha preceduto, supportato da una cittadinanza sempre più consapevole dell’importanza di dare un’immagine turistica più attraente. Una riviera che è riuscita a contenere il fenomeno su strada che ha vissuto negli anni scorsi il periodo di boom. «Questo è il ricorso di una sentenza in primo grado. Un giudice di pace ci aveva dato ragione – dice il sindaco – l’articolo 39 bis del regolamento di polizia è diventato uno degli strumenti giuridici più efficaci che abbiamo utilizzato nei periodi più difficili».


Il particolare
Franchellucci ricorda che «il ricorso verte sul fatto che la prostituzione in Italia non è reato, ma noi teniamo la nostra posizione. Parlare di questo oggi, davanti a quanto stiamo vivendo, sembra anacronistico ma, se prima si evitava di affrontare l’argomento a livello nazionale, ora il tema sembra proprio scomparso dal dibattito politico. L’unica nota positiva è l’attività delle forze dell’ordine tutte, nessuna esclusa, che limita il fenomeno e assicura il controllo del territorio».

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