PORTO SANT'ELPIDIO - Continuano senza sosta in tutto il Fermano le ricerche del tunisino che avrebbe partecipato, insieme ai tre complici già arrestati nei giorni scorsi, alla mattanza del Bar Blasco di Porto Sant’Elpidio, teatro, la sera del 6 dicembre, di una spedizione punitiva tra bande rivali, terminata con svariati feriti e il locale distrutto.
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Il giovane tunisino, classe 1998, al momento ancora latitante, avrebbe molto da raccontare sui fatti di quella sera. Il raid presso il Bar Blasco sarebbe infatti una risposta all’aggressione da lui subita, poco prima, in via in Aldo Moro a Lido Tre Archi, a poche centinaia di metri dallo stesso bar. Un attacco intenzionale, in stile quasi mafioso, nel quale il tunisino ha riportato un ampio sfregio al volto, curato con 40 punti di sutura. L’uomo, al momento, continua a nascondersi, non solo dalle forze dell’ordine ma, pare, anche dai suoi aggressori, «ha paura», spiega una fonte a lui vicina. I tre presunti complici si trovano, invece, in stato di custodia cautelare presso il carcere di Fermo. Si tratta del 20enne tunisino Mohamed Mathlouthi e del 26enne fermano Davide Rinaldi, entrambi difesi dall’avvocato Giuliano Giordani, e del 21enne egiziano Kaled Sohail, assistito dall’avvocato Simone Matraxia. Ieri pomeriggio i tre hanno risposto alle domande del Gip Maria Grazia Leopardi durante l’interrogatorio di garanzia.