Inquinamento vicino al Chienti, la ditta non c'entra nulla. Ma l'attesa del verdetto è durata vent'anni

Inquinamento vicino al Chienti, la ditta non c'entra nulla. Ma l'attesa del verdetto è durata vent'anni
Inquinamento vicino al Chienti, la ditta non c'entra nulla. Ma l'attesa del verdetto è durata vent'anni
di Sonia Amaolo
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Venerdì 6 Maggio 2022, 07:10

PORTO SANT’ELPIDIO - Sito inquinato, dopo vent’anni l’azienda rientra in pieno possesso dell’area. Zona industriale nord, basso bacino del fiume Chienti. Sito d’interesse nazionale per inquinamento. Nella zona, tra le varie ditte c’è quella di Ulderico Pignotti in via Oceano Pacifico, ex Pitti. L’azienda ha presentato un piano di caratterizzazione al Comune ed è tornata in possesso dell’area.

L’inquinamento è “passivo” si legge nei documenti allegati alla determina.

Vuol dire che non è l’azienda a inquinare ma è quello che gli sta intorno. L’area dove è costruito il fabbricato non va bonificata ma solo tenuta sotto controllo. Per questo è stata restituita alla proprietà. Si è sbloccata la situazione solo dopo il Covid, che ha fatto allungare l’iter. Vent’anni ci sono voluti per arrivare a questa definizione. Due sono le sostanze inquinanti: ferro e manganese. Tutto il Basso bacino è inquinato e potenzialmente dannoso per la salute, in caso d’insediamento.


«L’inquinamento non è causato dall’azienda ma riguarda l’area in generale – precisa Daniele Stacchietti, vicesindaco con delega all’Ambiente – oggi il problema si è risolto e l’area torna agli usi legittimi». Il problema è il fiume, l’inquinamento a questi livelli è legato agli sversamenti delle aziende: ma parliamo di storie vecchie, a partire dagli anni ‘80, sversamenti di attività, in particolare concerie ma non solo. All’epoca non c’era questa attenzione per l’ambiente. La ditta Pignotti, comunque, ha superato l’impasse. Non rientra tra i siti inquinati di carattere nazionale, resta però il problema del bacino del Chienti, la materia è in capo alla Regione. L’iter si era avviato nientemeno che nel 2003 per Pignotti, il periodo pandemico lo ha prolungato. L’Arpam ha definito i due valori più alti della norma: ferro e manganese. Superamenti “passivi” non causati dall’azienda. L’inquinamento è dovuto ad “attività esterne e per cause diverse”.

La proprietà rientra in possesso dell’area ma non può cambiare la destinazione d’uso. Aveva presentato il piano di caratterizzazione in Comune nel 2013, il piano era stato approvato con prescrizioni nella Conferenza dei servizi nel 2019, un’altra caratterizzazione era stata effettuata tra maggio e luglio 2019. Validati i dati dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale, i nuovi approfondimenti, ossia il ricampionamento delle acque sotterranee, erano stati sospesi per le restrizioni dovute all’emergenza pandemica. L’ultimo campionamento di giugno 2021 conferma che i due metalli (ferreo e manganese) superano i parametri. Resta la necessità d’individuare le responsabilità della contaminazione, la Provincia è competente in materia. La Regione ha approvato nel maggio 2021 le linee guida per la bonifica del basso bacino del Chienti.

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