Franchellucci, sindaco no stop di Porto Sant'Elpidio: «Ma adesso è giusto puntare su Petrini»

Franchellucci, sindaco no stop di Porto Sant'Elpidio: «Ma adesso è giusto puntare su Petrini»
Franchellucci, sindaco no stop di Porto Sant'Elpidio: «Ma adesso è giusto puntare su Petrini»
di Sonia Amaolo
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Giovedì 2 Marzo 2023, 03:10 - Ultimo aggiornamento: 3 Marzo, 15:35

PORTO SANT’ELPIDIO - Nazareno Franchellucci è il sindaco più longevo della storia del Comune. Arrivati a marzo, tra i 15 sindaci e i 6 commissari, lui (9 anni e 10 mesi) ha amministrato più di tutti.

Partiamo da quando tutto è cominciato.
«Ho cominciato con la nascita del Pd, mi riconoscevo nella figura di Veltroni ed è capitata l’opportunità d’impegnarmi con la lista a sostegno di Andrenacci nel 2007-2008. I primi 5 anni in Consiglio sono stati importanti, tra il 2010 e il 2012 ho avuto un’opportunità straordinaria di lavorare in Regione e nel 2013 sono stato eletto sindaco».
Poi?
«C’era una forte spinta al giovanilismo con Renzi rottamatore. Il sindaco ricopre un ruolo apicale, oltre alle idee, alla forza, alla tenacia, deve avere capacità di tradurre il programma in realtà».
Sono stati 10 anni particolari tra terremoto, pandemia, rimpasti di giunta.
«Ci sono stati episodi che hanno stravolto l’agenda ordinaria, il sisma, il Covid e, al momento del rilancio, la mazzata, l’aumento dei prezzi, i cantieri partiti in ritardo, i preventivi da rivedere».
Cosa le è riuscito meglio?
«La riqualificazione del centro è un obiettivo che portiamo a compimento con l’inaugurazione del Gigli l’11 marzo e il bando per l’area commerciale, poi le opere da realizzare con il finanziamenti del Pnrr. Ora abbiamo approvato il progetto definitivo del mercato coperto, Villa Murri e Orfeo Serafini».
E il mare?
«La battaglia per le scogliere è partita nel 2013, ci dicevano che a Porto Sant’Elpidio non c’era un problema erosione, ora cominciamo a raccogliere i frutti».
Nelle giunte del 1° e 2° mandato ci sono stati diversi cambi di assessori, si sente un accentratore?
«Ho cercato di collaborare con tutti, ci può stare un confronto acceso e diversità di vedute. In determinati momenti ho dovuto fare delle scelte, alcuni le hanno capite altri no. L’ultima in ordine di tempo resta una delle delusioni umane e personali più grandi. L’aspetto politico si commenta da sé».
Intende Marco Traini e Milena Sebastiani?
«Mi auguro si candidi, io e Milena siamo entrati insieme in amministrazione nel 2008 e ancora, dopo 15 anni, vedo in lei la stessa verve di allora. E’ una leonessa, sarebbe un peccato se non ci fosse».
Ma un paese sempre a sinistra non merita una svolta?
«Diciamo che i sindaci votati in maniera diretta sono stati 4: Valeria Montecassiano, Paolo Petrini, Mario Andrenacci e il sottoscritto. A prescindere dalla provenienza nessuno dei quattro ha messo l’ideologia davanti a Porto Sant’Elpidio»
A chi dice che conviene un governo amico in Regione che risponde?
«Che bisogna vedere come stanno amministrando in Regione, non mi pare ci siano elementi per trarne vantaggio».
Dunque si ricandida per il Consiglio e porta avanti l’impegno in Anci in quanto parte del direttivo e in Ali in quanto presidente regionale?
«Metto a disposizione il mio bagaglio di esperienza augurandomi che la nostra coalizione vinca. Non mi sento di ricoprire ruoli in giunta. Una vita “non da sindaco” non me la ricordo, mi sono sposato e sono diventato due volte padre da sindaco. Farei la mia parte in Consiglio e vorrei Petrini al timone della nave».
E la campagna elettorale?
«Vedo una grande bagarre dall’altra parte, si lasciano e si prendono, sono agglomerati di varie realtà. Non so che appeal possano avere certe formazioni. Quando si amministra bisogna prendere decisioni difficili, concertate».
Quindi Petrini senza se e senza ma?
«Se c’è la possibilità di avere ancora una volta, alla guida della città, una persona indubbiamente valida questo è Paolo. Tutti gli riconoscono l’indubbia capacità in amministrazione. I candidati vanno guardati in faccia e vanno ascoltati. Non ho dubbi che sia lui il migliore».
Ma le primarie...
«Bonaccini è l’immagine del partito che mi sarebbe piaciuto vedere, le scelte degli elettori sono state diverse».
 
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