Fim, stretta finale a Porto Sant'Elpidio per salvare la cattedrale. «Da rivedere quei dati sull'inquinamento»

Fim, stretta finale a Porto Sant'Elpidio per salvare la cattedrale. «Da rivedere quei dati sull'inquinamento»
Fim, stretta finale a Porto Sant'Elpidio per salvare la cattedrale. «Da rivedere quei dati sull'inquinamento»
di Sonia Amaolo
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Domenica 29 Gennaio 2023, 04:00 - Ultimo aggiornamento: 14:24

PORTO SANT’ELPIDIO - La demolizione della cattedrale non passa. Bocciato senza riserve il progetto della proprietà dal coordinamento ex Fim. Sette associazioni che fanno sul serio, chiedono il mantenimento della vecchia fabbrica e la bonifica immediata. Due donne ieri hanno preso la parola nella saletta della Croce Verde. Hanno mostrato tutte le irregolarità, le inesattezze, le incongruenze del progetto di demolizione avallato dal Comune. Katia Fabiani, Legambiente, e Sadia Zampaloni, La Fabbrica delle Idee, hanno studiato a fondo le carte, Zampaloni si occupa della Fim da sempre.


La richiesta


«Abbiamo chiesto di far parte del tavolo tecnico, anche tramite nostri esperti, ci interessano la bonifica e il mantenimento della cattedrale.

Abbiamo chiesto di acquisire le memorie tecniche e le ultime due osservazioni. Vogliamo sia fatta chiarezza sui prelievi. Terrificante la posizione dell’amministrazione». Si percorre la storia dall’inizio, dal vincolo monumentale al primo accordo di programma 2008, poi le demolizioni a una settimana dalle elezioni e il resto di una storia nota, ma non trasparente. Domani in Conferenza dei servizi si terrà conto delle richieste del coordinamento che denuncia «l’immobilismo della proprietà e la mancanza d’intervento dell’amministrazione. Il tentativo di scaricare le colpe dei ritardi sul Mic appare una strategia voluta dall’inizio, però maldestra».


La strategia


Il coordinamento ha presentato due documenti di memorie, per il mantenimento della cattedrale, per sollecitare la bonifica ed evidenziare incongruenze, inesattezze e forzature nei documenti della proprietà a base della richiesta di demolizione. Domani la Conferenza ne terrà conto. A partire dal fatto che il confronto tra i risultati delle analisi della proprietà e dell’Arpam sugli inquinanti sono discordanti, si dovrebbe applicare una metodologia di calcolo diversa e tenendo conto delle parti demolite (12 su 26) i punti con un inquinamento grave sono 6. La proprietà «vuole incutere timore – questa la strategia – per demolire la cattedrale e ottenere maggiori indici di edificabilità».

Solo così si spiegano le analisi della proprietà effettuate solo su un punto, il più inquinato, vicino alla Torre di Glover, lato sud. Solo 2 prelievi a 5 e 10,50 mt per verificare solo la presenza di piombo e arsenico. Numero di prelievi risibile rispetto a tutta la muratura e risultati non paragonabili a quelli del 2006 perché effettuati ad altezze diverse. Smentita anche la Politecnica perché la sabbiatura «a 9 mm in punti specifici si può fare, andrebbe applicata in punti specifici e con precauzione, esistono metodologie per evitare rischi. L’incapsulamento sarebbe necessario solo nei punti in cui la sabbiatura non riuscisse a riportare i valori entro i limiti di legge. La tecnica è efficace e non produrrebbe danni».


Le prospettive


Il terreno «non è inquinato nella sua interezza e ci sono tecniche ecocompatibili efficaci. Si può agire in tempi brevi o brevissimi ma hanno preferito sistemi di bonifica più costosi e impattanti. Auspichiamo che nella Conferenza dei servizi si decida di rivedere completamente la filosofia dell’intervento sulla cattedrale, senza preconcetti e nel rispetto del vincolo. Un’apertura in questo senso potrebbe portare alla redazione di un progetto innovativo, senza inficiare la conclusione rapida della bonifica».

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