I ristoratori ricevuti dall'arcivescovo: «La chiesa sposti le cerimonie a giugno, altrimenti saltano i pranzi»

I ristoratori ricevuti dall'arcivescovo: «La chiesa sposti le cerimonie giugno, altrimenti saltano i pranzi»
I ristoratori ricevuti dall'arcivescovo: «La chiesa sposti le cerimonie giugno, altrimenti saltano i pranzi»
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Martedì 13 Aprile 2021, 18:31

PORTO SANT'ELPIDIO -  Posticipare le cerimonie a giugno. È la richiesta dei ristoratori elpidiensi che si sono rivolti all’arcivescovo Rocco Pennacchio su iniziativa di Confartigianato. Una delegazione è stata ricevuta all’arcidiocesi di Fermo ieri alle 11.30. Con la referente dell’associazione di categoria Milena Sebastiani si sono ritrovati Piero De Santis, Fiorenzo Talamonti, Moira Sfasciapagliari. Il comparto chiede aiuto alla chiesa per una situazione divenuta insanabile, sempre più precaria ogni minuto che passa.

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Con i ristoranti rischia di andare in fumo un’economia fatta di estetisti, parrucchieri, abiti da cerimonia e rischia di sfaldarsi una società che in questi locali ritrova il senso di comunità.

L’arcivescovo ha avuto la sensibilità di mettersi nella posizione dell’ascolto e la speranza è in una sua moral suasion affinché matrimoni, comunioni, cresime, battesimi, nozze d’oro e d’argento possano svolgersi sul piano religioso e ludico, con i locali aperti. Al momento il problema che si pone è questo: la chiesa celebra un matrimonio, ad esempio, i ristoranti non possono accettare la comitiva nuziale perché le cerimonie non si possono fare.

Gli sposi con i loro parenti si riuniscono nelle case, si generano assembramenti, aumentano i contagi e l’economia va in frantumi. Se i parroci invitassero gli sposi ad aspettare un mese ancora per i fiori d’arancio, si salverebbero capre e cavoli. Gli esercenti rimarcano le criticità delle chiusure che li penalizzano. Dicono che l’asporto si è rivelato inutile per la tenuta delle attività.

A maggio dover rinunciare a cresime e comunioni porterebbe alla disfatta. Questa è la settimana della svolta, c’è un piano per ripartire, si riunirà la cabina di regia e si ipotizza il superamento del parametro giallo ma gli imprenditori devono programmare. L’arcivescovo può fare poco, dice che un terzo delle famiglie ha deciso di celebrare comunque e non rimandare. Monsignor Pennacchio ha promesso di riflettere sulla questione e chissà che non eserciti una persuasione morale autorevole per orientare scelte e comportamenti e salvare il salvabile.

De Santis fa notare che a oggi «abbiamo 800 prenotazioni per il mese di maggio e, se dobbiamo rinunciarci, per noi è la fine. Abbiamo il mutuo da pagare, i dipendenti da mantenere, i costi fissi e da un anno andiamo avanti così. Anche il giallo è penalizzante in queste condizioni». Talamonti si concentra sulle incongruenze delle chiusure che non riducono i contagi ma devastano l’economia. L’arcivescovo rimarca che sono sempre e comunque le famiglie a decidere e non i parroci. Quasi tutti però stanno posticipando le cerimonie e le cresime in queste domeniche sono ridotte ai minimi.

I ristoratori chiedono all’alto prelato di indirizzare ai parroci una lettera e su questo Pennacchio si è riservato di riflettere. Intanto si prepara la protesta odierna. Alle 11 ad Ancona, al piazzale antistante Confcommercio, c’è la manifestazione dei ristoratori in collegamento con Roma, la piazza della Capitale che raduna manifestanti di tutta Italia. Confartigianato, in pressing sulla Regione, ha fissato un incontro ad Ancona per il 20 aprile.

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