Baby bulli, cresce l’allarme: il mondo della scuola e quello della politica si interrogano dopo la rissa finita in un video su TikTok

Baby bulli, cresce l’allarme: il mondo della scuola e quello della politica si interrogano dopo la rissa finita in un video su TikTok
Baby bulli, cresce l’allarme: il mondo della scuola e quello della politica si interrogano dopo la rissa finita in un video su TikTok
di Sonia Amaolo
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Mercoledì 23 Marzo 2022, 05:50

PORTO SANT’ELPIDIO -  La sfida su TikTok, la rissa di sabato in via Rubicone, fa riflettere. Colonie di ragazzini in treno dai Comuni vicini si sono dati appuntamento in centro per picchiarsi e postare un video «Molti fattori si potrebbero mettere in campo per spiegare come nascono questi fenomeni – dice l’assessore all’Istruzione, Scuola e Politiche Giovanili, Emanuela Ferracuti –: il digitale sfrutta l’immagine e la diffusione è istantanea e su larga scala, il rischio che questi eventi si trasformino in fenomeni di moda fa riflettere su quanto sia importante la comunicazione negli anni che stiamo vivendo. L’emergenza sanitaria non aiuta ma, a fronte dell’esplosione massiva del digitale, impone un obbligo educativo all’utilizzo di questi strumenti».

 

Il polo Urbani nell’arco dell’anno propone percorsi educativi che vanno ben oltre la sola formazione scolastica.

La dirigente Laura D’Ignazi evidenzia che «purtroppo anche la scuola assiste al disorientamento dei giovani e le cause sono plurime: dall’evanescenza delle figure adulte di riferimento ai valori messi in discussione. Compito della scuola e della famiglia è mantenere un dialogo costruttivo. Nel nostro istituto cerchiamo di dare priorità agli obiettivi educativi collaborando con esperti esterni».

La preside ricorda che lunedì c’è stata la visita del prefetto di Fermo Vincenza Filippi per parlare agli studenti di Costituzione, accoglienza, legalità. D’Ignazi ricorda anche che la scuola ha introdotto la figura dello psicologo, un supporto per genitori e figli. Il vicepreside Mario Andrenacci dice che il disagio giovanile sta diventando allarmante. «Questi episodi non capitano solo nelle metropoli ma anche nei piccoli territori di provincia: forme di disagio giovanile vanno contrastate all’interno della scuola e in famiglia con un lavoro quotidiano, silenzioso, costante e a lungo termine. La scuola deve fare la sua parte».

Le medie non sono immuni dal problema. La dirigente dell’istituto Rodari Marconi, Ombretta Gentili, ricorda il progetto triennale “tutti in carrozza” e «i laboratori in classe con la pedagogista e lo sportello con la psicologa. S’interviene nelle classi cercando di far emergere le conflittualità e problematiche adolescenziali – aggiunge la preside – e negli incontri coinvolgiamo docenti e genitori». Il consigliere e coordinatore provinciale di Fdi, Andrea Balestrieri, rimarca che «sconvolge pensare che tanti giovani possano ritrovarsi per picchiarsi, anziché per giocare o fare qualcosa di costruttivo. È doverosa una riflessione a partire dalle scuole medie».

 

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