Vogliono togliergli la figlia
Si "barrica" in Comune

Vogliono togliergli la figlia Si "barrica" in Comune
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Martedì 25 Marzo 2014, 10:10 - Ultimo aggiornamento: 28 Marzo, 18:11
PORTO SANT'ELPIDIO - Entra a Villa Murri, sale le scale diretto al secondo piano, servizi sociali. E' arrabbiato per l'ultimo fatto che ritiene un affronto: vogliono togliergli la figlia di 13 anni e affidarla a una comunità. Ne esce una diatriba, qualcuno si sente male. Arriva l’ambulanza, accorre in massa la polizia locale.



L'ennesima storia di disperazione va in scena lunedì mattina a Porto Sant'Elpidio. “Oramai certe cose siamo abituati a vederle ai servizi sociali. C'è anche chi fa finta di star male, per attirare su di sé l'attenzione” dice una dipendente comunale uscendo dall'ufficio. La dipendente allude alla donna che alle 11.45 ha perso i sensi cadendo a terra e battendo la testa, mentre il marito discuteva animatamente con le assistenti sociali. Con la coppia c'era la figlia, una bellissima ragazza marocchina.



Mustafà E., 38 anni, padre della minore, non vuole sentire le assistenti sociali ripetergli “questa è la prassi”. L'uomo perde la calma. Da Villa Murri chiamano la polizia locale. Arrivano due pattuglie coordinate dal vice comandante Cristin Lupidi. I poliziotti cercano di riportare il trentottenne alla ragione. Lui rimane asserragliato nei locali del Comune, non vuole uscire senza la promessa che la figlia resterà a casa con i genitori. Arriva l'ambulanza, ma la mamma della ragazzina rifiuta il ricovero.

“E' stato un attacco d'ansia, una crisi nervosa, fortunatamente rientrata” dicono i sanitari del 118 sul piazzale davanti alla sede dei servizi sociali. La famiglia marocchina esce da Villa Murri alle 13.30. Svanita la rabbia, resta la disperazione.

La famiglia marocchina era arrivata a Porto Sant'Elpidio nel 2002. Mustafà, in Italia con la moglie e la figlioletta di un anno, aveva trovato subito un lavoro e una casa in via Torino. Poi, nel 2009, l'impresa che lo impiegava fallisce. Arriva lo sfratto per morosità. Infine la comunicazione dell'assegnazione ai servizi sociali della figlia della coppia. Ieri mattina questo genitore ha voluto fare qualcosa di eclatante, per evidenziare la sua tragedia familiare. Quando l'uomo è uscito con moglie e figlia dai servizi sociali, insieme ai poliziotti, il vicecomandante Lupidi lo ha invitato alla calma.

Lui, prostrato, alla fine rassegnato, voleva parlare. “Chiedo un lavoro - ha detto d'un fiato - .So fare il muratore, so fare le scarpe, so lavorare la gomma. Sono cinque anni che mi adatto a lavoretti saltuari, ma senza busta paga nessuno mi affitta la casa. Anche mia moglie può lavorare - conclude - è una badante. Vi prego, aiutatemi” l'appello lanciato anche alla stampa.



A Villa Murri il lunedì mattina è un via vai di persone perché è aperto il centro per l'impiego. Tra le persone in fila, in tanti hanno sentito urla di donna e trambusto provenire dal secondo piano del palazzo. “Una donna dei servizi sociali è stata minacciata e si è sentita male” dice una dipendente. “Ho sentito un gran baccano di sedie spostate, poi urla di donna” racconta un altro. Qualcuno sdrammatizza. “Una persona si è sentita male. La nostra porta è aperta a tutti e situazioni di disagio non mancano” dice Pamela Malvestiti. Alessandro Ranieri, coordinatore dell’Ambito sociale XX, è provato, ripete “non posso dire niente”.

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