PORTO SAN GIORGIO - Viaggio nei vivai di maricoltura al largo della costa sangiorgese dove prevalentemente vengono coltivate cozze. Tra Porto San Giorgio e il sud del porto, sono 4 i vivai a circa 5 chilometri dalla costa, dove il fondale è profondo 14 metri. Gli impianti in classe A garantiscono la massima salubrità dei prodotti allevati e sono i migliori da un punto di vista igienico sanitario.
La lavorazione
I prodotti vengono prelevati, selezionati dagli impianti presenti e lavorati a bordo.
A spiegare questi aspetti, Basilio Ciaffardoni - per tutti Il Cozzaro nero - punto di riferimento per la piccola pesca. IlCogepa ha un ruolo determinante per la gestione della pesca artigianale, è l’unico consorzio costituito 20 anni fa, Basilio Ciaffardoni è il vice presidente, raccoglie 170 imbarcazioni e si occupa della tutela e degli interessi dei pescatori della piccola pesca. Spiega Ciaffardoni: «Diamo il nostro contributo anche per la ricerca e progetti della Regione Marche, per rappresentare la nostra categoria con il mondo che ci circonda, attraverso eventi ed attività per far conoscere il mestiere».
Merito del Cogepa, è quello di aver riunito tutti i pescatori prima sparpagliati, in un unico soggetto per la tutela legale e amministrativa e nel confronto con le altre categorie. Il consorzio «è sempre stato molto attento alle tematiche ambientali - ha sottolineato Ciaffardoni - Viviamo a stretto contatto con il mare, nessuno più di noi può farlo vivendo a stretto contatto con la natura. L’attività della pesca che è sempre meno impattante nei confronti della risorsa ittica. E vogliamo proseguire su questa linea. Crediamo nella filiera corta del pescato e venduto ma anche del cucinato».
Le difficoltà
Fra i settori più in difficoltà, c’è quello della pesca a strascico che sta riscontrando sempre maggiori problemi a causa del caro gasolio. «È il settore più in difficoltà -ha fatto sapere Ciaffardoni- e se i rincari continueranno così per troppo tempo ci sarà una falcidia di imprese legate al mondo della piccola pesca. Sono tutte imprese legate all’indotto. L’Italia è un paese di mare e non può permettersi di perdere aziende legate alla produzione di pesce. I pescatori vanno tutelati, nei modi e nei tempi giusti per non perdere questo patrimonio di cultura marinara che ci accompagna da sempre. Se il fenomeno dei rincari continuerà così a lungo, i pescatori saranno costretti a fermarsi di nuovo. Al momento stanno in mare solo due giorni a settimana. Se continua così saranno costretti ad un fermo ulteriore per poi arrivare a quello definitivo. Significherebbe un disastro per il territorio e per i ristoratori tutti. Per tutto il mondo dell’indotto che gravita attorno al mondo della pesca».
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