Giovane morì in moto, sotto esame il dosso che lo fece sbandare. E ora il giudice chiede di fare luce sull'incidente

Giovane morì in moto, sotto esame il dosso che lo fece sbandare. E ora il giudice chiede di fare luce sull'incidente
di Pierpaolo Pierleoni
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Domenica 8 Agosto 2021, 08:20

PORTO SAN GIORGIO - Imputazione coatta per omicidio stradale. È la disposizione del giudice in merito alla morte di Ciro Matrullo, il 23enne morto a maggio dell’anno scorso dopo un incidente stradale a Porto San Giorgio. Il giovane quella sera, quando mancavano pochi minuti alle 20, percorreva via XX Settembre in direzione sud, quando perse il controllo della sua moto all’altezza di un dosso rallentatore, per poi urtare un palo della segnaletica stradale. Un impatto al torace rivelatosi fatale.


Il giudizio
La famiglia si è costituita in giudizio, affidandosi all’avvocato Andrea Agostini, chiedendo fosse fatta piena chiarezza sulle eventuali responsabilità, in particolare in merito alla regolarità di quel dosso. I cari di Matrullo contestano la mancanza di autorizzazioni per un rallentatore con struttura difforme dalla legge.

Proprio quel dosso, stando ai testimoni del tragico incidente, sarebbe risultato decisivo per la perdita di controllo della moto del 23enne, alzandosi da terra al passaggio su quella cunetta. Le forze dell’ordine che hanno eseguito i rilievi, stando alla denuncia del legale, non hanno avuto elementi sufficienti per indicare con certezza la velocità della moto. Familiari e legale hanno citato il Comune, come proprietario e custode del tratto stradale. Dopo una prima archiviazione, impugnata dal legale dei congiunti della vittima, e una seconda richiesta di archiviazione formulata dal pm, è arrivato il provvedimento del Gip del tribunale di Fermo, che in sede di udienza di opposizione, ha disposto l’imputazione coatta dei responsabili per il reato di omicidio stradale. Decisione dopo la quale è stata comunicata agli uffici comunali la formale denuncia di sinistro, per l’interruzione della prescrizione e la richiesta di risarcimento dei danni. La questione resta quindi aperta e ora servirà valutare a chi possano essere imputabili le responsabilità per il posizionamento e la segnaletica relativa al dosso.

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